Nessuno strappo tra "lealisti" e "filogovernativi" dopo l'Ufficio di presidenza. Il leader non arretra e spiazza il segretario
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Angelino Alfano e i ministri Pdl non sono riusciti a far cambiare idea a Silvio Berlusconi determinato nell'andare avanti con l'azzeramento delle cariche del Pdl e la rinascita di Forza Italia. L'annuncio fatto dal leader, al termine di un ufficio di presidenza a cui hanno preso parte solo i "lealisti", spiazza Alfano che, messo di fronte ad un bivio, preferisce al momento frenare su qualsiasi decisione di rottura.
Lo "schiaffo" del vicepremier di non partecipare all'ufficio di presidenza non ha dunque, almeno dalle prime impressioni, nessun effetto visto che Berlusconi non solo fa sapere che la decisione di non partecipare era stata concordata con lui ma ripete, dopo averlo messo nero su bianco, che il Pdl è da considerarsi un'esperienza archiviata: avocando a sé tutti i poteri e che per la redistribuzione delle deleghe si procederà solo in un secondo momento.
La giornata si conclude con i lealisti che esultano per aver ottenuto ciò che volevano dall'inizio e cioè l'azzeramento degli incarichi e la destituzione di Alfano, anche se i filo governativi si considerano tutt'altro che sconfitti. A leggere in controluce le parole di Berlusconi infatti nessuno nasconde una certa dose di ambiguità come a voler tenere aperta fino all'ultimo la porta ad Angelino.
Il leader - spiegano alcuni - sa perfettamente che tenere Alfano con sé rappresenterebbe la vittoria più grande. Ecco perché sia in privato che in pubblico ha tenuto a ribadire che la partita interna non ha nulla a che vedere con la tenuta del governo.
Come però accade Berlusconi gioca su più tavoli perché se è vero che Enrico Letta, a suo dire, non rischia, è altrettanto vero che il governo può andare avanti a determinate condizioni, una su tutte l'atteggiamento sul voto della decadenza da senatore: come si fa a governare con i miei carnefici, è il succo del ragionamento fatto anche in conferenza stampa.
Un ultimatum insomma che fa presagire come l'intenzione di staccare la spina non sia per nulla sopita. Tanto che Berlusconi avrebbe nuovamente ventilato l'ipotesi di far scendere in campo sua figlia Marina in caso di elezioni anticipate.
I filogovernativi hanno compreso la delicatezza della situazione e, dunque, prima di strappare aspettano di giocare tutte le carte fino al Consiglio Nazionale, l'organismo che sancirà il passaggio definitivo a Forza Italia: se Alfano è decaduto lo stesso vale per Verdini così come per tutti i dirigenti nazionali e locali, è il loro ragionamento.
Nessuna intenzione dunque di andare via per il momento. Pronti alla battaglia sono anche i lealisti forti di un consenso sul territorio che, numeri alla mano, gli conferisce l'ampia maggioranza nell'assise dell'8 dicembre, già ribattezzata "congresso del Pdl". Già i capofila della corrente avevano iniziato a sondare il territorio chiamandolo ad una mobilitazione immediata per presentare a Berlusconi un documento ricco di adesioni.
La partita dunque è ancora lunga e di carne al fuoco ce n'è parecchia. Tra gli scenari futuri infatti c'è anche chi continua a ripetere che la soluzione ottimale sia quella di sancire con il Consiglio Nazionale la nascita di due partiti, come ormai sono le due anime del Pdl. Una Forza Italia con Berlusconi come leader ed i governativi che terrebbero in vita il Pdl con l'obiettivo di non disperdere i voti del centrodestra.
L'orizzonte infatti è quello delle elezioni europee del maggio 2014. Molti nel Pdl infatti si dicono convinti che Alfano non abbia intenzione di rompere perché il tempo giocherebbe ancora a suo sfavore non potendo dar vita ad un progetto di lungo respiro e rischiando di non superare nemmeno la soglia di sbarramento prevista per il voto europeo.