"Giulia Ligresti poteva anche morire", avverte il ministro, che riferirà in Senato sulla vicenda martedì. Intanto, anche Jonella Ligresti vuole patteggiare e chiede 3 anni e 4 mesi
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Dopo la bufera scatenata dal suo intervento nel caso di Giulia Ligresti, il ministro Anna Maria Cancellieri dice che non ha nessuna intenzione di dimettersi ("lascia chi ha qualcosa di cui pentirsi, e io rifarei esattamente quello che ho fatto"), dice che chiarirà martedì in Senato e assicura di aver agito con la massima correttezza. "Ho la responsabilità delle carceri - dice - e sono intervenuta con il dipartimento amministrazione penitenziaria dicendo attenzione che Giulia Ligresti potrebbe compiere gesti inconsulti. "Se poi dovessi essere un peso me ne andrei", ha detto ancora il ministro, riferendosi all'ipotesi dimissioni.
Palazzo Chigi: "Non ci sono zone d'ombra" - Prende le parti della Cancellieri Palazzo Chigi, che scrive in una nota: "Il governo ha voluto che il chiarimento in Parlamento avvenisse immediatamente perché non devono esserci zone d'ombra. Siamo sicuri che il ministro fugherà ogni dubbio. Siamo sicuri che le argomentazioni che il ministro Cancellieri svilupperà convinceranno le Camere. Le parole del procuratore Caselli hanno peraltro già dato un fondamentale contributo di chiarezza".
Pd: "Il ministro non minimizzi" - Chiede spiegazioni anche il Partito democrati. "Noi siamo i primi a non accettare facili strumentalizzazioni della vicenda ma, allo stesso modo, non ne consentiamo una sua minimizzazioni - dice Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd -. Il passaggio alle Camere è necessario per tutelare le Istituzioni. Il ministro Cancellieri afferma in un'intervista che certe cose non aiutano. Probabilmente si riferiva alle reazioni provocate dalla sua telefonata".
E aggiunge: "Le carceri sono piene di migliaia di persone, poveri Cristi, che non hanno il numero di cellulare del ministro o di altri parlamentari da poter chiamare. Per loro e per i loro familiari c'è bisogno di chiarezza e trasparenza".
Il ministro: "Chiarirò. E' mio diretto essere umana" - Immediata la replica della Cancellieri: "Io non ho problemi né a spiegare né a non minimizzare". Un ministro della Repubblica, continua, ha "il dovere di osservare le leggi dello Stato senza cedimenti e tentennamenti, ma credo che abbia anche il diritto di essere un essere umano. Non vi racconto della mia questione perché la spiegherò davanti al Parlamento. Ma vi dico solo che voglio vivere in un Paese libero, voglio vivere in un Paese che sia libero, dove l'onestà personale sia un patrimonio condiviso".
"Non minimizzo, pronta a spiegare" - "Io non ho problemi né a spiegare né a non minimizzare". Così il ministro risponde alla richiesta del responsabile Giustizia del Pd, Danilo Di Leva, di fare chiarezza sulla vicenda.
"Massima correttezza" - Intervistata dal Tg1, la Cancellieri aveva assicurato che nei confronti di Giulia Ligresti, che era stata incarcerata per il caso Fonsai, ha agito nella massima correttezza, e torna a ribadire che il suo comportamento non ha nessuna ombra. "Non siamo tutti uguali davanti alla legge? Certo? Non ci sono detenuti di serie A e di serie B. Dobbiamo lottare per migliorare il sistema carcerario, ma queste cose non aiutano".
"Cento interventi come per Giulia" - "Io ho la responsabilità dei detenuti, ho fatto oltre cento interventi per persone che ho incontrato nel corso di mie visite in carcere o i cui i familiari si sono rivolti a me anche solo tramite una e-mail", ribadisce Anna Maria Cancellieri.
"Mai entrata nel lavoro di mio figlio" - "Io non sono mai entrata nella professione e nella professionalità di mio figlio, che nel suo lavoro è bravissimo", ha detto il ministro della Giustizia, rispondendo ai giornalisti.
"Se Giulia suicida non sarei responsabile?" - "Se Giulia Ligresti si fosse uccisa io non sarei stata responsabile?". E' quanto si è chiesta davanti ai giornalisti il ministro della Giustizia, parlando delle polemiche sul suo intervento presso il Dap a favore di Giulia Ligresti. "Io ho la responsabilità dei detenuti", ha ricordato il ministro.