L'ex premier pronto a staccare la spina ma il segretario Pdl lavora per dare continuità all'esecutivo. Dopo il il faccia a faccia avvenuto mercoledì sera a Palazzo Grazioli i due si sono dati altre 48 ore
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Centrodestra al bivio a tre giorni dal Consiglio Nazionale che sancirà la rinascita di Forza Italia. Lo spartiacque è il voto sulla decadenza di Berlusconi fissato per il 27/11. L'ex premier e il suo staff sembrano intenzionati a far cadere Letta in caso di voto positivo mentre Alfano guida il drappello dei possibilisti su un rinvio (negato dal Pd) o della conferma di Letta. Queste le posizioni ribadite in serata a Palazzo Grazioli nel vertice Berlusconi-Alfano.
Un faccia a faccia durato oltre tre ore, al termine del quale il vicepremier ha lasciato Palazzo Grazioli a bordo della sua auto senza rilasciare dichiarazioni. Poco dopo si è allontanato anche Gianni Letta, che ha partecipato all'incontro. Bocche cucite dunque, anche se qualcosa filtra. Alfano si sarebbe presentato con tre proposte, nelle sue intenzioni, "distensive": fedeltà al leader, ma slegata a quella per il governo; battaglia sulla decadenza, ma senza strappi sul "progetto Italia" e Consiglio Nazionale da vivere senza scissioni. La situazione sarebbe ancora in una condizione di impasse e le parti si sarebbero date altre 48 ore prima di tirare le somme.
"Non è pensabile nessuna ipotesi di slittamento: è inutile che il Pdl cerchi alibi", dichiara Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd. E anche Beppe Grillo torna a occuparsi del Cav per ricordare che "non e' un perseguitato, ma un delinquente". Intanto, l'avvocato Franco Coppi mette in chiaro che l'ipotesi di una grazia "è tramontata".
Dunque è sul fronte parlamentare che si giocherà la partita più cruenta sul destino del leader Pdl. Che il giorno dopo la sua cacciata dal Senato sembra determinato, salvo ripensamenti, a staccare la spina al governo. Ma potrebbe impedirglielo proprio quella parte del Pdl, Alfano e ministri su tutti, che ritengono sarebbe un errore trascinare il Paese nel baratro dell'instabilità. "Se non lavoriamo nell'interesse dell'Italia continueranno a mandarci a casa tutti: falchi e falchetti, centrodestra e centrosinistra", avverte Maurizio Lupi.
Ma è su questo punto che si consuma il braccio di ferro che potrebbe portare alla scissione del Pdl.