RICHIESTA ESAUDITA

Fonsai, Jonella Ligresti ai domiciliariGip: si è accorta dei danni causati

La figlia dell'ingegnere di Paternò ha lasciato il carcere di San Vittore. Ad accoglierla c'erano i figli minorenni, che l'hanno abbracciata. Se n'è poi andata a bordo di un Suv grigio

20 Nov 2013 - 19:58
 © Ansa

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Fu arrestata a luglio e da mercoledì 20 novembre Jonella Ligresti è agli arresti domiciliari, come disposto dai magistrati torinesi nell'ambito dell'inchiesta su Fonsai. La figlia dell'imprenditore siciliano finì in carcere con le accuse di falso in bilancio e manipolazione del mercato in relazione al 2010: di Fonsai sarebbero stati nascosti buchi per oltre 500 milioni di euro.

Jonella è uscita dal carcere di San Vittore, a Milano, passando dal passo carraio alle spalle dell'edificio e non dal portone principale. Ad accoglierla c'erano i figli minorenni, che l'hanno abbracciata.

La Ligresti è poi salita a bordo di un Suv grigio, scortato da un'altra auto di piccola cilindrata e ora si trova agli arresti domiciliari.

Il gip: "Si accorge dei danni causati" - Nell'ordinanza con cui il gip di Torino, Eleonora Montserrat Pappalettere, ha concesso gli arresti domiciliari, si legge che l'indagata, nel chiedere il patteggiamento, ha evidenziato di aver "cominciato a prendere coscienza degli illeciti commessi e dei gravissimi danni causati".

Secondo il giudice "l'inizio di tale percorso di ripensamento della propria condotta, benché non ancora approdato a una conclamata resipiscenza", consente di allentare le misure restrittive. D'altra parte lo stesso gip sottolinea che Jonella Ligresti ha dichiarato di non aver voluto "far apparire la società in uno stato peggiore di quello che era", con ciò "obliterando - osserva il giudice - il fatto che il corretto esercizio delle sue funzioni in ambito societario avrebbe permesso di far emergere non un quadro deteriore, ma semplicemente un quadro veritiero sulla situazione patrimoniale di Fondiaria-Sai spa".

Infine il gip, nel concedere gli arresti domiciliari nell'abitazione di Milano, osserva sia che la pena proposta "a un sommario esame, non appare manifestamente incongrua" sia che "il periodo di carcerazione sofferto non possa considerarsi di entità irrilevante".

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