Forse un decreto

Cie, il Governo studia la riforma per accorciarereclusione dei migranti

Si pensa a una misura urgente che riduca da 18 mesi a 60 giorni il tempo massimo per l'identificazione delle persone bloccate nei sei Centri attivi

23 Dic 2013 - 08:58
 © LaPresse

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Il Governo di Enrico Letta potrebbe presentare nei prossimi giorni un disegno di legge o più probabilmente un decreto per ridurre i tempi di permanenza dei migranti nei centri di identificazione. Oggi il soggiorno degli irregolari può arrivare a un massimo di 18 mesi. Si valuta la riduzione di questo periodo a un massimo di 60 giorni.

Ad anticipare questa mossa dell'esecutivo è il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico che dichiara: "I Cie sono luoghi di costrizione che costano moltissimo e non hanno alcuna utilità. Sulla necessità di superarli siamo tutti d'accordo, ma intanto bisogna intervenire in fretta perché la situazione è diventata insostenibile. E dobbiamo farlo partendo da un dato incontrovertibile: se entro 30 giorni non si riesce a sapere il nome e la nazionalità dello straniero, difficilmente si otterrà un risultato. Dunque sono altre le strade che bisogna percorrere per garantire sicurezza ai cittadini e al tempo stesso offrire condizioni di vita dignitose a chi arriva in Italia e cerca di costruirsi un futuro".

Al primo punto del piano di intervento c'è la modifica del sistema di identificazione degli stranieri senza documenti. Anche quando essi forniscono le generalità, infatti, i paesi d'origine impiegano mesi per rispondere alle istanze delle autorità italiane oppure, in molti casi non rispondono nemmeno, rendendo di fatto impossibile il rimpatrio dei migranti. E quanti sono espulsi non sempre lasciano il suolo italiano: soltanto il 40 per cento di loro lascia effettivamente l'Italia. Gli altri ritirano il foglio di via e restano senza lavoro e senza fissa dimora, senza alcuna speranza di regolare la propria posizione.

A fronte di tali scarsi risultati, i Cie però, costano parecchio allo Stato. Si parla di 41 euro al giorno per "recluso" più i costi per le forze dell'ordine. 

Anche Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti Umani del Senato chiede da tempo sistemi alternativi ai Cie previsti dalla legge Bossi-Fini: "Servono misure di sorveglianza individuale più efficaci  anche per la sicurezza dei cittadini visto che garantirebbero l'effettivo controllo degli stranieri non regolari".

Dopo ripetute visite nei sei Cie attivi sul territorio nazionale, Manconi ha più volte denunciato i disagi degli ospiti: "Vivono in condizioni di non tempo e non lugo - spiega - visto che nessuno di loro sa perché è recluso, sa quanto rimarrà nella struttura e soprattutto dove andrà dopo. A tutto ciò si aggiunga che gli stranieri non hanno nulla da fare, perché non svolgono alcuna attività, non hanno neanche un libro da leggere o un corso da seguire come invece avviene nei penitenziari e vengono tenuti in condizioni anche sanitarie che non sono accettabili".

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