Jobs Act, cosa cambia col decreto del Cdm
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Il Cdm ha approvato i decreti attuativi del Jobs act sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Scompare l'obbligo del reintegro in caso di licenziamenti economici ma non passa l'opting out chiesto da Ncd. Vediamo in dettaglio.
Arrivano le nuove regole per i licenziamenti, con l'indennizzo che per i nuovi contratti sostituirà nella gran parte dei casi il reintegro dell'articolo 18. Reintegro che però resterà a fronte di una 'condanna' per licenziamento ingiustificato e non potrà essere superato dal datore di lavoro con un super-indennizzo. Il Cdm della vigilia di Natale ha approvato i primi due decreti attuativi del Jobs act, sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e sull'estensione dell'Aspi a 24 mesi (in questo caso con un si' 'salvo intese'). E' "una rivoluzione copernicana", commenta il premier Matteo Renzi, assumendosi "la responsabilità delle scelte finali" sul Jobs act.
INDENNIZZI 4-24 MENSILITA', NO OPTING OUT, SI' LICENZIAMENTI COLLETTIVI - Gli indennizzi per i licenziamenti ingiustificati andranno da 4 a massimo 24 mensilièà; l'aumento sara' di due mensilità per ogni anno di servizio. Nel decreto attuativo non c'è l'opting out, la possibilità cioè per il datore di lavoro di 'superare' il reintegro con un super-indennizzo. Opzione su cui insisteva Ncd. Non è stato inserito neanche lo scarso rendimento tra i licenziamenti economici. Invece viene "esteso lo stesso regime" dei licenziamenti individuali ai collettivi. Le nuove norme valgono anche per sindacati e partiti, prima esclusi.