Secondo la Corte, sull'Autonomia servirebbe una revisione costituzionale e non un semplice quesito referendario
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La Consulta ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull'Autonomia differenziata delle Regioni. A emettere la sentenza sono stati gli attuali undici giudici della Corte Costituzionale. La Corte ha rilevato che "l'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari". La Consulta ha invece dichiarato ammissibili i cinque referendum che riguardavano cittadinanza per gli extracomunitari, Jobs Act, indennità di licenziamento nelle piccole imprese, contratti di lavoro a termine, responsabilità solidale del committente negli appalti.
Per quanto riguarda il referendum abrogativo della legge sull'Autonomia differenziata delle Regioni, la Corte costituzionale ha rilevato che "l'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell'elettore". Per la Consulta "il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull'autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull'art. 116, terzo comma, della Costituzione": ciò "non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale".
Sul tema la Consulta si era già espressa il mese scorso in merito alla cosiddetta "legge Calderoli", sottolineando - ai fini di compatibilità costituzionali - la necessità di correzioni su sette profili della stessa legge: dai Lep (Livelli essenziali di prestazione) alle aliquote sui tributi.
"Lo stop della Consulta ad una proposta di referendum che aveva 'oggetto e finalità del quesito non chiari', presentato come è evidente solo nel vano tentativo di indebolire maggioranza e il governo, consentirà al Parlamento di rimettersi subito al lavoro". Così in una nota il vicepremie e ministro degli Esteri, Antonio Tajani: "Saremo impegnati a scrivere un testo equilibrato, che tenga conto dei rilievi della Corte, a partire da quelli sui servizi minimi essenziali che, come abbiamo sempre detto, devono essere garantiti a tutti i cittadini, ovunque siano nati o si trovino. Forza Italia sarà garante che la legittima richiesta di una maggiore autonomia da parte delle Regioni che hanno un più alto residuo fiscale non si traduca in alcun modo in una penalizzazione delle altre, che devono al contrario essere messe nelle condizioni di aumentare qualità e quantità dei servizi offerti ai cittadini"
Per il segretario regionale della Lega Lombarda Salvini Premier e presidente dei senatori della Lega, Massimiliano Romeo, "la decisione della Consulta che ha sancito l'inammissibilità del referendum abrogativo sull'autonomia conferma che la riforma scritta dal ministro Calderoli è, come sapevamo, coerente e corretta nel rispetto delle previsioni costituzionali. Per cui avanti con l'iter della riforma e con i negoziati con le Regioni che hanno già richiesto le prime materie 'non Lep', come la Lombardia. Avanti tutta con l'autonomia!". "Sono molto soddisfatto di questa decisione perché il tentativo portato avanti dai comitati referendari e dai partiti di sinistra di contrapporre il Nord al Sud è stato smontato dalla Corte costituzionale". Così il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, dopo che la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull'autonomia.
Per il Pd della "Legge 86 è rimasto solo qualche brandello del tutto inapplicabile. I giudici costituzionali non hanno ritenuto fattibile un referendum abrogativo su un provvedimento sostanzialmente già raso al suolo da una loro precedente pronuncia". M5s ha sottolineato come "la legge Calderoli sia già stata smantellata nei suoi pilastri portanti e di fatto svuotata dalla stessa Corte Costituzionale poche settimane fa. Ora governo e maggioranza sono obbligati o ad abbandonare del tutto il progetto o a confrontarsi con le opposizioni in Parlamento con una completa riscrittura della disciplina in conformità ai dettami costituzionali". Mentre per Avs la "legge era già stata demolita" a novembre dalla Consulta, "che ne aveva evidenziato le caratteristiche antidemocratiche e i rischi per la coesione del nostro Paese. Ora la destra si deve rassegnare". E Italia viva ha ricordato come "quella del governo sia una vittoria di Pirro" e che "qualunque modifica dovrà passare dal Parlamento. E lì ci troveranno pronti, senza sconti o passi indietro".