In un documento ufficiale a maggio i vescovi avevano bocciato il progetto di legge, dicendosi "preoccupati" soprattutto per la Sanità
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"Sul tema dell'autonomia differenziata, i vescovi italiani hanno fatto un documento ufficiale. Quello che dovevamo dire lo abbiamo detto, si vede che non ci hanno preso sul serio". Lo ha spiegato il presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, a margine di un convegno a Roma con esponenti del governo. Sempre in tema di riforme porporato ha aggiunto che sul premierato aveva fatto "una raccomandazione che ribadirei: se vogliamo che le riforme durino occorre il coinvolgimento di tutti. Cerchiamo di fare tutto il possibile perché sia così", ha concluso.
La Cei aveva bocciato il progetto di legge sulla autonomia differenziata con un documento diffuso a maggio. "Rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni, che è presidio al principio di unità della Repubblica", avevano sottolineato i vescovi italiani "preoccupati" soprattutto per la Sanità. Il "rischio" del divario tra le Regioni "non può essere sottovalutato, in particolare alla luce delle disuguaglianze già esistenti, specialmente nel campo della tutela della salute, cui è dedicata larga parte delle risorse spettanti alle Regioni e che suscita apprensione in quanto inadeguato alle attese dei cittadini sia per i tempi sia per le modalità di erogazione dei servizi".
Diversi vescovi, soprattutto del Sud, avevano già manifestato i loro dubbi. Con il documento, la Cei tutta si era fatta portavoce di questa preoccupazione, ribadendo quello che da decenni sottolinea: "Il Paese non crescerà se non insieme". "Ed è proprio la storia del Paese a dirci che non c'è sviluppo senza solidarietà, attenzione agli ultimi, valorizzazione delle differenze e corresponsabilità nella promozione del bene comune". "Siamo convinti infatti - affermavano ancora i vescovi -, e la storia lo conferma, che il principio di sussidiarietà sia inseparabile da quello della solidarietà".
Il card. Zuppi ha anche commentato i dati sulla povertà emersi dal Rapporto Caritas diffuso oggi. "La povertà diventa cronica e quindi a maggior ragione richiede un impegno straordinario perché c'è tanta povertà ed è aumentata l'esclusione, sono aumentate le disuguaglianze e tantissimi sono sulla soglia della povertà". "A maggior ragione - ha spiegato Zuppi - c'è bisogno di grande impegno di tutti, la Chiesa naturalmente farà la sua parte per essere vicino e anche per provare a togliere le cause, per riaprire tante possibilità di studio, di integrazione, di preparare il futuro, di accoglienza". "Bisogna continuare un grande sforzo unitario e non accettare mai che la povertà diventi cronica".