sette punti di illegittimità

Autonomia, le motivazioni della Consulta: "Alcune materie non vanno trasferite" | Calderoli: "Intervento sui Lep ma la strada è giusta"

Per i giudici politica commerciale, tutela dell’ambiente, trasporto, energia ma anche le norme generali sull’istruzione non vanno delegate. Si metterebbero a rischio i principi di sussidiarietà ed eguaglianza tra i cittadini

04 Dic 2024 - 13:36

Sull'autonomia differenziata arrivano le motivazioni della Consulta. No al trasferimento alle Regioni delle materie che richiedono un coordinamento sovranazionale o incidono sui diritti civili e sociali non rispettando il principio di sussidiarietà che è alla base del nostro ordinamento costituzionale. E' questo il cuore della sentenza dopo i ricorsi depositati da Campania, Puglia, Sardegna e Toscana alla legge Calderoli. Le motivazioni, dunque, insistono sui sette profili di illegittimità già resi noti lo scorso 14 novembre.

Dubbi di legittimità costituzionale - La Corte, si legge nel testo, "non può esimersi dal rilevare" che vi sono delle materie "alle quali afferiscono funzioni il cui trasferimento è, in linea di massima, difficilmente giustificabile secondo il principio di sussidiarietà". I giudici individuano "motivi di ordine sia giuridico che tecnico o economico, che ne precludono il trasferimento" e si riservano la possibilità di sottoporle in futuro a uno "stretto scrutinio di legittimità costituzionale". Non "meno stringenti" scrive ancora la Corte i "vincoli derivanti dalle altre materie trasversali o dall'ordinamento unionale o dai vincoli internazionali. Le motivazioni saranno depositate entro le prossime settimane, ma in due dense pagine i giudici spiegano in sintesi i contenuti della scelta.

Le materie non trasferibili -  Tra le materie "difficilmente trasferibili" la Consulta individua: quelle che riguardano il "commercio con l'estero" che il Trattato sul funzionamento dell'Ue riserva alla "competenza esclusiva dell'Ue". "Predominano le regolamentazioni" europee, poi, anche per quel che riguarda la "tutela dell'ambiente"; la materia "produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia" ("materia disciplinata dal diritto eurounionale in funzione del mercato interno dell'energia"); le materie "porti e aeroporti civili" e "grandi reti di trasporto e di navigazione"; le funzioni concernenti la materia "ordinamento della comunicazione", quelle relative alle "professioni" e le "norme generali sull'istruzione" che hanno "valenza necessariamente generale e unitaria" e per le quali "non sarebbe giustificabile una differenziazione che riguardi la configurazione generale dei cicli di istruzione e i programmi di base, stante l'intima connessione di questi aspetti con il mantenimento dell'identità nazionale". La Corte costituzionale rileva l'esistenza, negli ordinamenti locali, "di elementi di competizione tra le regioni", e la possibilità di mettere in campo politiche differenti nella ricerca dei migliori risultati.

Sacro il principio di eguaglianza dei cittadini - Tuttavia, mettono per i iscritto i giudici, "l'ineliminabile concorrenza e differenza tra regioni e territori, che può anche giovare a innalzare la qualità delle prestazioni pubbliche, non potrà spingersi fino a minare la solidarietà tra lo Stato e le regioni e tra regioni, l'unità giuridica ed economica della Repubblica, l'eguaglianza dei cittadini nel godimento dei diritti, l'effettiva garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e quindi la coesione sociale e l'unità nazionale - che sono tratti caratterizzanti la forma di Stato -, il cui indebolimento può sfociare nella stessa crisi della democrazia".

L'unità e indivisibilità della Repubblica - "Il popolo e la nazione sono unità non frammentabili. Esiste una sola nazione così come vi è solamente un popolo italiano, senza che siano in alcun modo configurabili dei 'popoli regionali' che siano titolari di una porzione di sovranità", scrivono i giudici richiamando la sentenza n. 365 del 2007. Ecco perché la "tutela delle esigenze unitarie" può essere affidata "esclusivamente al Parlamento e in nessun caso possono essere riferite ai consigli regionali". In definitiva, si legge nella sentenza, la scelta sulla ripartizione delle funzioni legislative e amministrative tra lo Stato e le regioni "non può essere ricondotta a una logica di potere con cui risolvere i conflitti tra diversi soggetti politici, né dipendere da valutazioni meramente politiche. Il principio di sussidiarietà richiede che la ripartizione delle funzioni, e quindi la differenziazione, non sia considerata.

La palla passa alla Cassazione -  "Adesso se ne deve occupare l'ufficio centrale del referendum alla Cassazione alla quale abbiamo trasmesso il testo perché deve verificare se ci sono le condizioni o meno per il per referendum. Questo è il primo passaggio, poi gli altri si vedrà", spiega il presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera.

Insorgono le opposizioni - Intanto in Parlamento Pd, M5S e Avs chiedono un'informativa urgente a Roberto Calderoli "per sapere come intenda proseguire sull'Autonomia differenziata dopo che la Corte Costituzionale ha praticamente demolito l'impianto della sua ormai ex riforma. In qualsiasi paese al mondo probabilmente a quest'ora, dopo un fallimento del genere, il ministro competente si sarebbe già dimesso", l'affondo del responsabile nazionale dem per il Mezzogiorno Marco Sarracino.

Calderoli: "La strada è giusta" -  Non la pensa così, però, il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie. "La sentenza conferma che la strada intrapresa dal Governo e dal Parlamento per l'attuazione dell'autonomia differenziata è giusta", commenta Calderoli, spiegando che quanto messo nero su bianco dalla Corte "integra direttamente il contenuto della legge e non richiede ulteriori interventi se non per la parte relativa ai Lep (livelli essenziali delle prestazioni, ndr)". Calderoli si dice, su quest'ultimo fronte, pronto per condividere con il Parlamento una soluzione in grado di dare "piena attuazione alle prescrizioni della sentenza, a partire dall'applicazione del principio di sussidiarietà". "Facciamo tesoro della pronuncia della Corte - assicura - per completare e migliorare un percorso lungo un terreno inesplorato e mai portato a compimento negli ultimi 23 anni, affinché a Costituzione sia pienamente attuata".

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