Il leader di Forza Italia in un'intervista ripercorre alcuni passaggi chiave che portarono alle sue dimissioni e accusa il presidente della Repubblica
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Tornando indietro, Silvio Berlusconi non rieleggerebbe Giorgio Napolitano a Capo dello Stato. Lo ha detto il leader di Forza Italia, rispondendo alla domanda del direttore del telegiornale di Videolina in un'intervista realizzata dopo il comizio alla Fiera di Cagliari. "Le dico francamente di no", ha risposto Berlusconi, "la storia giudicherà quella che è stata la parte del presidente in questo colpo di Stato del 2011".
Le dimissioni di Berlusconi, che il leader di Forza Italia definisce un colpo di Stato fu "lungamente preparato a partire dal 2010 e anche per quanto riguarda l'ultimo, altrettanto negativo colpo di Stato, quello di condannare ingiustamente con una sentenza lontana dal vero e scandalosa, il leader del centrodestra".
"Un leader a cui il centrodestra dà fiducia con milioni e milioni di voti - dice ancora Berlusconi - e poi partendo da una sentenza così fatta si è dato corso a una procedura di decadenza che ha scombinato tutta la regolarità delle cose".
La strana rapidità dei magistrati - "Primo: in tutte le decadenze passate, il tempo era di 14 mesi. Con me il tempo si è ridotto a poco piu' di due mesi. Due: quando una norma nazionale contrasta con una norma europea sovraordinata, c'è l'obbligo per il giudice di rivolgersi per, diciamo così, l'interpretazione autentica della norma alla Corte di Strasburgo. Tre, gravissimo, si è applicata retroattivamente una legge, la legge Severino - ha concluso Berlusconi - condannandomi alla decadenza e alla ineleggibilità e incandidabilità per sei anni, violando, calpestando, il principio primo di ogni ordinamento giuridico, che è la non retroattività della legge".