"La nostra battaglia comincia dal lavoro, dal Paese che produce". E sull'eterno scontro con il padre fondatore del Carroccio: "Mi insulta da 15 anni. Non ho mai provato rancore per lui"
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Umberto Bossi non lascia la Lega. Lo ha detto all'arrivo al congresso federale del Carroccio, a Parma, rispondendo a chi gli chiedeva se intendesse annunciare il suo addio. "Mi fermo, non me ne vado - ha affermato -. Dipende tutto dal programma, cambiando i programmi penso che ci sia ancora qualcosa da salvare". E Matteo Salvini: "Prima il Nord? In questo momento prima gli italiani".
Il segretario: "Bossi? Non molla nessuno" - Sullo scontro con il fondatore del Carroccio il leader leghista ha detto: "Non siamo il partito delle correnti, non abbiamo speranziani, dalemiani, marziani e vesuviani: c'è la Lega, punto. I militanti hanno scelto. Se Bossi molla? No, non molla nessuno. Anzi spero che entri tanta gente nuova. Il Pd ha scelto gli immigrati, Grillo promette soldi a chi sbarca domani mattina. Noi abbiamo un'idea di Italia, di Europa e di mondo diversa con il lavoro al centro".
Ancora, sul rapporto contrastato con il fondatore del movimento Salvini ha detto: "Bossi mi insultava 15 anni fa e quindi può farlo anche oggi, non proverò mai rancore. Sono abituato ai suoi insulti da 15 anni e vorrei continuare anche per i prossimi 15".
A chi gli chiedeva un commento sui fischi sentiti in sala quando è stata pronunciata da un delegato la parola secessione, Salvini ha replicato: "Ognuno ha le sue sensibilità, la patria è dove uno sta bene. Non sta a me stabilire confini di Comuni e Regioni. I temi dell'autonomia sono temi cardine a livello mondiale. Ribadisco che la battaglia è a livello nazionale, da Nord a Sud. Tornerò a Palermo, a L'Aquila, in Puglia e in Calabria: solo così l'Italia può vincere, per poi articolarsi in senso federale come anche la resistenza chiedeva a Chivasso".
Bossi: "Se diventa la Lega del Sud non mi interessa più" - Bossi è intervenuto al congresso ricordando di aver dato il via al movimento leghista "contro il centralismo e lì io continuerò a stare, io vado dove c'è da fare questa battaglia, se la Lega Nord diventa Lega Sud non m'interessa, ma non ho abbandonato la speranza. Se vado via o no è una cosa che hanno inventato i giornalisti". E ha aggiunto: "Non era mai capitato che votasse solo il 50%, bisogna studiare il perché, ci deve essere la voglia di partecipare, non possiamo rassegnarci".
Una parte della platea del congresso ha contestato il suo intervento e in particolare si sono sentiti molti militanti urlare "fuori, fuori" proprio quando ha osservato che in pochi hanno votato alle primarie. Sono poi stati alzati dei cartelli con scritto 'Salvini premier'. Bossi ha così deciso di terminare il suo discorso. Un'altra parte della platea a quel punto ha applaudito e molti si sono alzati in piedi.
Salvini: battaglia sul lavoro - "Io sono qui - ha detto ancora Salvini - per lanciare le battaglie della Lega sul lavoro, per i giovani, per la famiglia, per il futuro. La nostra battaglia in questo momento storico riguarda tutta Italia, tutti gli italiani. Per tutto: lavoro, case popolari,legittima difesa. Noi vogliamo rappresentare chi in Italia produce, chi lavora, chi non campa di immigrazione e di assistenza. La battaglia è nazionale, anzi e' internazionale, i disastri della legge Fornero, dell'immigrazione clandestina fuori controllo e della disoccupazione, sono disastri a Milano e a Reggio Calabria".
Legge elettorale, "sì al maggioritario" - Per il segretario leghista "l'avversario da battere è Renzi e noi abbiamo le idee chiare: se qualcuno vuole fare una coalizione e vuole veramente vincere ci vuole un sistema elettorale maggioritario dove l'eletto è scelto dall'elettore e dove chi vince la sera del voto va a governare, chi vuole il proporzionale non vuole vincere e non vuole la coalizione". E' questo il messaggio lanciato agli alleati dal centrodestra, in particolare a Berlusconi sul tema della legge elettorale.