Venerdì si parte con il primo atto della XVIII legislatura uscita dalle elezioni del 4 marzo. Ma l'esito delle votazioni non è scontato vista l'assenza di una maggioranza e lo scrutinio segreto
© da-video
Venerdì si parte con le votazioni per eleggere i presidenti di Camera e Senato, il primo atto della XVIII legislatura uscita dalle elezioni del 4 marzo. Sono ore febbrili di trattative tra il Movimento 5 Stelle e il centrodestra per spartirsi, come pare, gli scranni di Montecitorio (in quota ai grillini) e di Palazzo Madama (in quota al centrodestra). Molto dipende dall'esito delle votazioni, per niente scontato visti i numeri risicati di entrambi gli schieramenti e lo scrutinio segreto. Tra l'altro Camera e Senato eleggono i loro presidenti in maniera differente, ecco come.
Il presidente della Camera. Si vota a scrutinio segreto, quindi è possibile non seguire le indicazioni del partito. Nel primo scrutinio serve una maggioranza qualificata, e cioè i due terzi, di tutti i componenti (bisogna raggiungere 420 deputati). Nel secondo e terzo scrutinio la soglia si "abbassa": servono i due terzi dei presenti e non dei componenti, contando anche le schede bianche. Nell'attuale Camera, dove nessuna forza ha la maggioranza, serve quindi un accordo trasversale. Si prevede che i primi tre scrutini si terranno tutti nella giornata di venerdì. Per gli eventuali scrutini successivi, da sabato, è sufficiente la maggioranza assoluta (e cioè la metà più uno) dei votanti, contando pure in questo caso anche le schede bianche. Ciascun deputato esprime il proprio voto nella scheda all'interno di cabine allestite tra il banco della presidenza e quello del governo e la deposita in un'urna. Lo spoglio delle schede è pubblico ed avviene in Aula. Nel caso in cui fossero necessari più scrutini per eleggere il presidente, la seduta potrebbe protrarsi per più di una giornata; in ogni caso, formalmente si tratta di una seduta unica.
Il presidente del Senato. Per eleggere il capo di Palazzo Madama ci sono margini più ampi, almeno in termini di soglie richieste. Si vota anche qui a scrutinio segreto, ma serve la maggioranza assoluta dei senatori per i primi due scrutini (quota 161). Qualora non si raggiunga questa maggioranza neanche con un secondo scrutinio, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione nella quale basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, contando anche le schede bianche. Se nella terza votazione nessuno ha riportato questa maggioranza, il Senato procede nello stesso giorno ad un ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che consegue la maggioranza, anche se relativa. A parità di voti, è eletto il più anziano di età. Pure a Palazzo Madama lo spoglio delle schede votate è pubblico e avviene in Aula.