Si voterà il 16 gennaio, subito dopo vi sarà l'elezione del nuovo Capo dello Stato: la presenza di Conte in Aula darebbe più garanzie sia al M5s sia al Pd. La "sfida" di Calenda e Renzi: "Subalternità totale e sottomissione del Pd nei confronti del Movimento"
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E' sempre più forte l'ipotesi della candidatura dell'ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al collegio uninominale di Roma 1 lasciato vacante da Roberto Gualtieri dopo l'elezione di quest'ultimo a sindaco di Roma. Le suppletive sono in programma il 16 gennaio. E' stato il Pd a fare la proposta al presidente del M5s, ma l'ex premier - secondo quanto filtra dal suo entourage - "ha le stesse perplessità" del recente passato.
Nulla, quindi, è ancora deciso sulla possibile candidatura dell'ex premier nel collegio Roma1 nonostante "siano in tanti a chiedergli di candidarsi". Ma "ad ora è più no che sì" confermano fonti vicine all'ex presidente del Consiglio. Alla base della proposta al leader M5s - arrivata dal Pd - vi sono molteplici motivi. In primis il fatto che, se venisse eletto, Giuseppe Conte sarebbe in Aula al momento delle elezioni del presidente della Repubblica, una presenza che aiuterebbe a compattare gli eletti pentastellati, primo gruppo parlamentare e quindi (teoricamente) quello in grado di spostare di più gli equilibri. In secondo luogo, la presenza di Conte alla Camera - dove è entrato anche Enrico Letta lo scorso ottobre - aiuterebbe nel confronto con gli altri leader politici, a cominciare dallo stesso Letta. L'ex premier prenderà una decisione a breve, ma al momento, come detto, è più no che sì.
Calenda e Renzi vogliono mettersi di traverso - A scattare di fronte all'ipotesi di Conte candidato alla Camera dei deputati sono stati immediatamente Carlo Calenda e Matteo Renzi. Il leader di Azione ha annunciato che, se ci sarà Conte, si candiderà anche lui. Calenda è già eurodeputato (in carica dal 2019, eletto nelle liste del Pd, poi abbandonato) ed è anche consigliere comunale da ottobre (dopo essersi candidato a sindaco di Roma, rimanendo fuori dal ballottaggio pur avendo sfiorato il 20% al primo turno). "È incredibile il livello di sottomissione del Pd al Movimento Cinquestelle" ha scritto su Twitter il leader di Azione.
Sulla stessa linea troviamo Matteo Renzi, capo di Italia Viva: "Il Pd può fare quello che crede, ma regalare il seggio sicuro (a quel punto forse non più sicuro?) al premier del sovranismo, all'uomo che ha firmato i Decreti Salvini, all'avvocato che non vedeva differenza tra giustizialismo e garantismo significherebbe subalternità totale. È un seggio parlamentare, non è un banco a rotelle! Se davvero sarà Conte il candidato del Pd, ci attende una bellissima campagna elettorale nel collegio di Roma Centro".