Il guardasigilli Bonafede si troverà mercoledì con la ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno e il premier Giuseppe Conte. E sul caso Lotti interviene anche Maria Elena Boschi
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Non si placa la bufera che ha colpito il Csm, l'organo costituzionale di autogoverno della magistratura italiana. Dopo il caso legato alla nomina per il successore di Giuseppe Pignatone alla guida della procura di Roma nella quale ci sarebbero state pressioni da parte della politica e di alcuni giudici, il Governo ribadisce la necessità di riformare quanto prima la giustizia. Un vertice di governo fissato per mercoledì 19 giugno potrebbe essere la prima tappa verso una legge che era stata congelata dal ministro Alfonso Bonafede per sottrarla "al vortice della campagna elettorale". Il guardasigilli si troverà a Palazzo Chigi con la ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno e il premier Giuseppe Conte.
I contenuti della riforma
Matteo Salvini potrebbe partecipare oppure lasciare che a rappresentare le posizioni della Lega sia la sua consigliera di fiducia sui temi giuridici Giulia Bongiorno. Secondo quanto trapelato finora, il governo non vorrebbe varare una riforma dettata dall'onda emotiva scatenata dal caos del Csm, e la presenza del presidente del Consiglio confermerebbe tale volontà e il rispetto dei poteri dello Stato.
Bonafede ha espresso l'esigenza di "cambiare le regole per voltare pagina" e di "alzare un muro che tenga distante la politica dalla magistratura". Con gli obiettivi a lungo termine di togliere potere alle correnti che si creano in seno al Csm, di "blindare" la meritocrazia e di realizzare la separazione delle carriere. "I magistrati che entrano in politica non possono tornare indietro" sottolinea il ministro della Giustizia.
Giulia Bongiorno profila due possibili strade su cui avviare la promessa riforma: "La separazione del Consiglio in due con la separazione delle carriere, oppure un intervento più rapido che riguardi solo la nomina dei componenti". L'idea della Bongiorno è il cosiddetto "sorteggio mediato" che prevede una prima fase di individuazione di un elenco di persone che hanno i requisiti per fare i consiglieri e poi, a partire da quello, un sorteggio, creando piccoli collegi sui territori.
Una soluzione, questa proposta dalla ministra della Pa che non soddisfa i magistrati. "È solo cieco affidarsi al crudele gioco di una roulette russa in cui il grilletto in mano lo avranno ancor più in mano le lobby e le massonerie di turno, arbitre della terribile solitudine del baciato dalla Sorte", è la bocciatura che arriva da Mariano Sciacca, presidente di Unicost (una delle associazioni di magistrati in cui si articola, al proprio interno, l'Associazione nazionale magistrati).
Sui tempi dei processi e le intercettazioni Bongiorno anticipa: "Dobbiamo evitare le intercettazioni a strascico, occorre evitare la pubblicazione dei verbali nelle fasi precoci del procedimento. Infine, noi crediamo nel divieto assoluto di pubblicazione di ciò che attiene alla vita privata delle persone. Non basta più dire: non pubblicate. È necessaria anche una sanzione per la pubblicazione delle cosiddette 'intercettazioni gossip'". Quanto ai tempi la ministra della Lega intende "dare un limite perentorio a tutte le fasi del processo, ma in particolare alle indagini preliminari. In caso di ritardi del tutto ingiustificati da parte dei magistrati - sottolinea - dovremmo introdurre importanti conseguenze processuali e anche disciplinari".
Nuovi dettagli dalle intercettazioni a Lotti
Dalle intercettazioni della riunione notturna del 9 maggio, emergono nuovi particolari sul coinvolgimento dell'ex ministro Luca Lotti. Come riferisce "Il Corriere della sera", Lotti avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella scelta dei vertici delle procure, in merito ai magistrati selezionati e anche ai tempi del turnover. L'ex renziano avrebbe voluto che la scelta del procuratore di Roma fosse fatta in simultanea con la nomina dei procuratori aggiunti: "Ma perché, non possono essere più insieme, secondo voi?". Il presidente della commissione Incarichi direttivi del Csm, Gianluigi Morlini , dice che non è possibile mentre il giudice-deputato del Pd Cosimo Ferri, conferma: "Semmai si fa prima il procuratore". Morlini e Palamara spiegano che per nominare gli aggiunti "politicamente bisogna sedimentare, creare le condizioni ". Ma Lotti incalza: "Però entro l’estate li chiudete?".
Sul coinvolgimento di Lotti nella vicenda toghe del Csm, è intervenuta anche Maria Elena Boschi che da Assisi ha dichiarato: "Sono arrivati più attacchi a Lotti dall'interno del Pd che dagli avversari politici. Autosospendendosi ha fatto una scelta che non era scontata e dovuta, di grande generosità verso la comunità del Pd e va quindi rispettato". Boschi si è anche augurata che in una comunità come il Pd "ci si possa parlare guardandosi negli occhi, e non con interviste che sparano addosso ai compagni del proprio partito".