si procede anche per il reato di riciclaggio

Casa Montecarlo, la Procura di Roma chiede 8 anni di condanna per Gianfranco Fini

 "Era scontato che la pubblica accusa chiedesse la condanna, continuo ad avere fiducia nella giustizia e ciò in ragione della mia completa estraneità rispetto a quanto addebitatomi", ha commentato l'ex presidente della Camera

18 Mar 2024 - 18:27
 © ansa

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La Procura di Roma ha chiesto 8 anni per l'ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, imputato nel processo legato all'acquisto di un appartamento a Montecarlo. Chiesti 9 anni per la compagna Elisabetta Tulliani. Il pm ha inoltre sollecitato una condanna a 10 anni per Giancarlo Tulliani e a 5 anni per il padre Sergio. Nel procedimento si procede anche per il reato di riciclaggio. "Era scontato che la pubblica accusa chiedesse la condanna, continuo ad avere fiducia nella giustizia e ciò in ragione della mia completa estraneità rispetto a quanto addebitatomi", ha commentato Fini.

© Tgcom24

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Inizialmente il procedimento vedeva coinvolte anche altre persone, tra cui il 're delle Slot' Francesco Corallo e il parlamentare Amedeo Laboccetta. Per loro la decisione dei giudici del 29 febbraio ha fatto scattare la prescrizione delle accuse. Secondo l'iniziale impianto accusatorio dei pm della Dda capitolina gli appartenenti all'associazione a delinquere mettevano in atto, evadendo le tasse, il riciclaggio di centinaia di milioni di euro. Quel fiume di denaro, una volta ripulito, è stato utilizzato da Corallo per attività economiche e finanziarie ma anche, è la convinzione degli inquirenti, in operazioni immobiliari che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani.

Gli accertamenti della Procura hanno riguardato, quindi, anche l'appartamento di Boulevard Principesse Charlotte, finito poi nella disponibilità Giancarlo Tulliani che attualmente vive a Dubai. L'appartamento monegasco, secondo quanto accertato, sarebbe stato acquistato da Tulliani junior grazie ai soldi di Corallo attraverso due società (Printemps e Timara) costituite ad hoc.  Il coinvolgimento di Fini nell'inchiesta è legato proprio al suo rapporto con Corallo. Un rapporto, per la procura, che sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani. Quest'ultimi, in base a quanto accertato dagli inquirenti, avrebbero ricevuto su propri conti correnti ingenti somme di danaro riconducibili a Corallo e destinati alle operazioni economico-finanziarie dell'imprenditore in Italia, Olanda, Antille Olandesi e Principato di Monaco.

''Questa vicenda - affermò Fini nell'udienza del marzo del 2023 - è stata la più dolorosa per me: sono stato ingannato da Giancarlo Tulliani e dalla sorella Elisabetta. Solo anni dopo ho scoperto che il proprietario della casa era Tulliani e ho interrotto i rapporti con lui. Anche il comportamento di Elisabetta mi ha ferito: ho scoperto solo dagli atti del processo che lei era comproprietaria dell'appartamento e poi appresi anche che il fratello le bonificò una parte di quanto ricavato dalla vendita. Tutti fatti che prima non conoscevo". La sentenza è attesa per il prossimo 18 aprile.

Elisabetta Tulliani: Ho nascosto la verità a Gianfranco

 "Ho nascosto a Gianfranco Fini la volontà di mio fratello di comprare la casa di Montecarlo'" ha dichiarato Elisabetta Tulliani in aula prima della requisitoria del pm. "Non ho mai detto a Fini la provenienza di quel denaro che ero convinta fosse di mio fratello. Il comportamento spregiudicato di mio fratello rappresenta una delle più grandi delusioni della mia vita". "Spero di avere dato con questa dichiarazione, ha concluso visibilmente commossa - un elemento per arrivare alla verità".

Casa Montecarlo: Avvocatura Stato chiede assoluzione per Fini

  Assolvere l'ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, dalle accuse per la compravendita della casa a Montecarlo. E' stata la richiesta in aula, dell'Avvocatura dello Stato, che come parte civile si è, invece, associata alle richieste di condanna sollecitate dalla Procura per Elisabetta Tulliani, del fratello Giancarlo e del padre Sergio. La sentenza è prevista per il 18 aprile giorno in cui le difese degli imputati potrebbero replicare.

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