Le condizioni poste dal leader di Azione riguardano i collegi uninominali: non vuole come candidati Luigi Di Maio, il segretario di Si Nicola Fratoianni e il coportavoce dei Verdi Andrea Bonelli
© Tgcom24
Si deciderà martedì l'eventuale accordo fra Azione e Pd. Calenda e Letta si incontreranno martedì per un incontro risolutivo fissato per le 11. Il leader di Azione lo ha proposto al segretario Pd: "Vediamoci con Più Europa e chiudiamo in un senso o nell'altro". Letta: "Incontriamoci, ma senza preclusioni, no ai veti e no alle sportellate". Le condizioni poste da Calenda riguardano i collegi uninominali: per non scoraggiare i suoi elettori, Azione non vuole come candidati Luigi Di Maio, il segretario di Si Nicola Fratoianni e il coportavoce dei Verdi Andrea Bonelli.
"La responsabilità della rottura sarà interamente di Letta", spiega Carlo Calenda se il Pd dirà di no alle sue condizione. Il segretario Dem lancia un appello: "Si proceda, senza veti reciproci, a costruire un'alleanza perché ogni divisione rappresenterebbe un regalo alla destra".
Questione candidati bocciati dal leader di Azione: "Questo tema del dare diritto di tribuna alle diverse anime del centrosinistra non è da dileggio o da prenderci in giro perché l'impegno del Pd è costruire alleanze che siano larghe e che ci consentano di essere forti e competitivi: noi vogliamo vincere, non partecipare".
Una mancata alleanza costerebbe 16 collegi a centrosinistra e Azione/+Europa. Meno dirimente appare il tema dei programmi. "Possiamo trovare punti di caduta positivi - ha spiegato il deputato Enrico Borghi, della segreteria Pd - I rigassificatori per noi vanno fatti". Proprio come chiede Calenda.
Qualcuno fra i parlamentari Pd ha avvertito un clima di fastidio verso gli aut aut di Azione. Letta lo ha esternato proprio, incontrando i sindaci Dem: "Con Calenda ci siamo incontrati tre giorni fa e ci siamo messi d'accordo su una strada che poi è stata fatta saltare. Io sono abituato che se do la mano poi si va avanti, invece se tutto salta allora stringersi la mano non significa niente".
Un dietrofront definito "grave" al Nazareno. "Ma il Pd rappresenta già un quarto degli italiani. Si sente addosso il carico della responsabilità di dare un orizzonte all'Italia. Serve pazienza e spirito ecumenico, andiamo avanti, sapendo che dall'altra parte c'e' una certa tentazione a non spingere per un centrosinistra plurale".
La risposta di Calenda è un altro rilancio: "I patti sono chiarissimi. Legittimo dire 'non riesco', ma chiudiamo questa partita perchè l'appello a procedere senza porre veti non rappresenta una risposta".
Nel disegno di Letta, l'alleanza larga comprende anche la forza creata da Luigi Di Maio, Impegno civico: "Il fronte riformista deve essere unito - ha detto il ministro degli Esteri - Lasciamo da parte ironie e i veti, la nostra risposta è unità".
I ritorni - In squadra con il Pd tornano gli ex, come Roberto Speranza, uscito per fondare Articolo Uno quando al Nazareno c'era Matteo Renzi. Ora Articolo Uno è cofondatore con i Dem delle lista Democratica e progressista. Anche se con qualche distinguo: il Pd chiude al M5s, mentre 261 militanti e dirigenti locali e nazionali di Articolo Uno hanno sottoscritto un documento nel quale auspicano la costruzione di un'alleanza con Pd, M5S e Si-Verdi.
Il nodo Renzi - Matteo Renzi mira a costruire una forza di centro con Calenda, mentre iIl Pd punterà molto sui sindaci che hanno discusso con Letta di 8 punti: "Ambiente, salute, lotta alla povertà, scuola, trasporti, semplificazione burocratica, sviluppo e sicurezza", ha elencato il sindaco di Firenze, Dario Nardella.