I primi passi nella sinistra extraparlamentare e nel movimento ecologista, per poi passare a incarichi di prima linea fino al biennio al ministero degli Esteri con il governo Renzi
Sessantadue anni, romano, giornalista. Il nuovo presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, di nobile casata, è un politico di lungo corso. Ha mosso i primi passi nella sinistra extraparlamentare e nel movimento ecologista, per poi passare a incarichi di prima linea a livello locale e nazionale, culminati con il dicastero degli Esteri sotto il governo Renzi. Entra in Parlamento nel 2001 con la Margherita, di cui è tra i fondatori, e nel 2006 diventa ministro delle Comunicazioni nel secondo governo Prodi. Le sue doti di mediatore, che in molti gli riconoscono, gli hanno permesso di ricevere il nuovo incarico di guida del governo da parte del capo dello Stato Sergio Mattarella, dopo il terremoto referendario costato la poltrona a Matteo Renzi.
Gli studi e la passione politica E' stato vicino al Movimento studentesco di Mario Capanna, durante gli studi giovanili al Liceo Tasso di Roma, quindi dopo la confluenza del movimento in Democrazia Proletaria, ha preso parte al Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS) sino alla sua unificazione con il Partito di Unità Proletaria per il comunismo. Laureatosi in Scienze politiche, ha militato nel Partito di Unità Proletaria per il comunismo ed ha prestato l'attività di giornalista, diventando direttore del mensile La Nuova ecologia, testata legata a Legambiente, movimento ambientalista a cui è stato iscritto.
Gli inizi nell'agone politico Paolo Gentiloni Silveri nei primi anni '70 milita nella sinistra extraparlamentare e si avvicina poi al movimento ecologista di Legambiente, dove si lega a Francesco Rutelli, di cui diventa portavoce quando Rutelli viene eletto sindaco di Roma nel '93. In quegli anni gestisce la difficile sfida del Giubileo, come anello di collegamento tra Vaticano e Comune.
L'ingresso in Parlamento con la Margherita All'inizio degli anni 2000 è coordinatore della campagna dell'Ulivo per le elezioni politiche del 2001, anno in cui entra per la prima volta in Parlamento con la Margherita, di cui è tra i fondatori. Nel 2006, Gentiloni che è giornalista, diventa ministro delle Comunicazioni nel secondo governo Prodi, lavorando alla difficile partita di una riforma che riequilibri il sistema mediatico. Tra i suoi incarichi, anche la presidenza della Commissione di Vigilanza Rai (2005-2006).
La svolta Pd Quando il Partito Democratico muove i primi passi, Gentiloni è tra i suoi soci fondatori. Nell'ultima legislatura, entra in commissione Affari Esteri. Questa esperienza lo favorisce per la nomina a ministro degli Esteri, il 31 ottobre 2014, al posto di Federica Mogherini, chiamata a guidare la diplomazia Ue. Per la Farnesina il presidente del Consiglio Renzi sceglie una persona di fiducia come lui: Gentiloni è tra i primi esponenti senior del Pd a partecipare alla Leopolda, la convention da cui parte la scalata dell'allora sindaco di Firenze.
Le questioni più spinose dell'ultimo mandato L'uccisione di Giulio Regeni, il caso dei marò, la morte dei tecnici in Libia, la crisi siriana, quella ucraina, le tensioni dell'Occidente con Mosca, la guerra al terrorismo e il vento di disgelo che soffia da Cuba e da Teheran. Alla Farnesina Gentiloni affronta i numerosi e spinosi dossier di politica internazionale, tessendo una tela di dialogo che si dimostra apprezzata all'estero.
Costruisce un rapporto stretto, e di amicizia, con il capo della diplomazia americana John Kerry, rivendicando l'indissolubile legame tra Italia e Stati Uniti, ma allo stesso tempo tiene aperto il canale con il collega russo Sergej Lavrov. E anche nel momento di tensione massima tra Usa ed Europa e la Russia, culminata con le sanzioni contro Mosca dopo la crisi ucraina, Gentiloni insiste sulla necessità di non rompere con la Russia, pur mantenendo la fermezza.
Per esempio, avvertendo il Cremlino che "sulle macerie di Aleppo non si costruisce la pace in Siria". La moderazione che lo contraddistingue, però, non gli impedisce di assumere anche toni duri, ad esempio contro l'Egitto, per i ritardi nella soluzione del caso Regeni, o per la vicenda dei marò (il suo primo atto da ministro sarà proprio la telefonata ai due fucilieri), per la quale non ha risparmiato attacchi alla controparte indiana.
A Bruxelles, si batte soprattutto per difendere la posizione italiana sulla crisi migratoria, rivendicando la necessità che l'Europa non lasci sola i partner della sponda sud nel gestire l'accoglienza dei profughi. E poi la crisi libica, con il sostegno attivo dell'Italia agli sforzi che portano all'accordo sul governo di unità nazionale, e la guerra al terrorismo e all'Isis, che lo prende di mira bollandolo come "ministro dell'Italia crociata".
Nei suoi numerosi viaggi all'estero, Gentiloni, tra le altre cose, è stato il primo ministro europeo a volare a Cuba dopo il disgelo con gli Usa ed è stato in Iran poco prima dello storico accordo sul nucleare, ritornando a Teheran anche dopo la firma.
L'uomo e le passioni E' sposato, senza figli, con Emanuela Mauro, architetto. Le sue passioni sono i viaggi, i giornali, i libri ed i vini. Ascolta musica lirica e gioca a tennis.