Accolti gli appelli del ministero dei Beni culturali contro due sentenze del Tar del Lazio: sì anche alla nomina di direttori stranieri. Franceschini: "Irina Bokova nel cda"
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Il Consiglio di Stato ha dato il via libera al parco archeologico del Colosseo. Sì anche alla nomina di cittadini non italiani quali direttori del parco. Sono stati così accolti gli appelli del ministero dei Beni culturali proposti contro due sentenze del Tar del Lazio che avevano a loro volta accolto i ricorsi di Roma Capitale in relazione all'istituzione del parco archeologico e alla nomina con selezione pubblica internazionale del direttore.
Nelle sentenze, il Consiglio di Stato si è pronunciato su tre questioni: quella del necessario coinvolgimento di Roma Capitale nel processo decisionale; quella della fonte istitutiva ed infine quella del conferimento dell'incarico di direzione del parco archeologico anche a cittadini non italiani.
Il necessario coinvolgimento di Roma Capitale nel processo decisionale - La prima fase riguarda la necessità di coinvolgere Roma Capitale per assicurare il principio di leale collaborazione nella fase di istituzione del parco archeologico. I giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto che fosse necessario "distinguere la fase di organizzazione amministrativa da quella di esercizio delle funzioni di valorizzazione del patrimonio culturale". La prima, che riguarda la creazione di uffici dirigenziali statali, "rientra nell'esclusiva competenza legislativa dello Stato e amministrativa del Ministero" mentre "l'esigenza di assicurare il principio di leale collaborazione viene in rilievo nella seconda fase che è quella della gestione dei beni".
La natura istitutiva del parco -Per quanto riguarda la natura della fonte istitutiva del parco, i giudici d'appello hanno ritenuto che la legge speciale di disciplina della materia autorizzasse il Ministero ad adottare un decreto non regolamentare.
Incarichi di direzione anche a cittadini non italiani - La terza questione esaminata ha riguardato la possibilità che incarichi direttivi possano essere attribuiti anche a cittadini non italiani. I giudici hanno affermato che il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia ammettono che sia consentita una riserva di posti a soli cittadini italiani, con deroga al principio generale di libera circolazione dei cittadini europei, soltanto in relazione a posti che implicano l'esercizio, diretto o indiretto, di funzioni pubbliche. Nel caso in esame il Consiglio di Stato ha ritenuto che il Direttore del parco non è chiamato a svolgere tali funzioni, in quanto il bando di gara gli attribuisce compiti che attengono essenzialmente alla gestione economica e tecnica del parco. Si è, pertanto, ritenuta legittima la previsione di una selezione pubblica internazionale.
Franceschini: "Irina Bokova nel cda" - "Un onore che Irina Bokova, Direttore Generale Unesco, abbia accettato il mio invito a far parte del consiglio di amministrazione del Parco Archeologico del Colosseo". Ad annunciarlo è il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini con un post su Twitter. "La sentenza del Consiglio di Stato - ha sottolineato subito dopo in una nota - fa davvero giustizia. Ora possono ripartire sia il Parco Archeologico del Colosseo che la selezione internazionale del Direttore, bloccati dalla sentenza del Tar del Lazio. Anche Roma, con il Parco Archeologico più importante e visitato del mondo, potrà allinearsi con i musei e i luoghi della cultura che stanno vivendo una stagione di successi grazie alla riforma del sistema museale italiano e ai nuovi direttori, da Pompei a Brera, dalla Reggia di Caserta agli Uffizi e Capodimonte".
"Riforma condivisa da tutti i comuni tranne Roma" - "Tutti i sindaci e i comuni italiani coinvolti - ha proseguito il ministro - hanno apprezzato e condiviso la riforma e i suoi risultati, tranne il comune di Roma che prima ha pensato di bloccare tutto, ricorrendo al Tar, poi ha esultato come se una sentenza di primo grado fosse definitiva. Ora possiamo andare avanti con riforme e innovazione. Sono stati spesi fiumi di parole su giornali e social network con giudizi affrettati e perentori sugli errori giuridici che il Mibact avrebbe commesso, in quantità almeno equivalente allo stupore per la sentenza sulla stampa internazionale. Ora mi attendo, per onestà professionale altrettanti articoli riparatori".