DUELLO IN AULA

Consip, Padoan al Senato: "Cda è dimissionario" | Grasso: "Avanti con il voto delle mozioni"

La maggioranza teme di andare sotto. Zanda: "Rinviare il voto". Le opposizioni non mollano e Grasso non cambia l'Odg. M5s: "Lotti coinvolto nello scandalo"

20 Giu 2017 - 15:53

Le mozioni sul "caso Consip" si votano. Lo ha deciso il presidente del Senato, Pietro Grasso, scegliendo, di fatto, di non rinviare il dibattito in Aula. La richiesta era arrivata dal capogruppo Pd, Luigi Zanda, dopo la lettera del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che annunciava le dimissioni dell'intero Cda. Le opposizioni contro il ministro Luca Lotti, tre mesi dopo la mozione di sfiducia.

"Il 17 giugno sono state presentate le dimissioni da parte di due consiglieri e con le dimissioni della maggioranza dei consiglieri si intende dimissionario l'intero Cda", ha scritto Padoan. "Le mozioni, alla luce della comunicazione di Padoan, hanno raggiunto i loro effetti. Il Consiglio è decaduto. Sarebbe quindi più utile tenere il dibattito dopo il 27, data della riunione dell'assemblea Consip, dopo la nomina dei nuovi vertici", ha proposto il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda.

Le opposizioni però si sono da subito opposte. "Non vedo le ragioni per cui non votare le mozioni in esame. Anzi, credo che le decisioni che potrà prendere il Parlamento, in modo sereno, potranno essere un utile contributo all'assemblea totalitaria della Consip del 27", ha risposto il capogruppo di Forza Italia in Senato, Paolo Romani. "Le mozioni restano, si discutono e si votano", ha aggiunto Carlo Martelli (M5s). "Lotti non solo ha avuto le dita nella marmellata, era dentro la tinozza dello scandalo Consip. E' coinvolto, come si può pensare che non c'entri nulla?"

Il timore del Pd è che, alla votazione delle mozioni, la maggioranza possa andare sotto, soprattutto sul testo di Mdp che oltre alla revoca dell'incarico di A.d. a Marroni chiede anche "la sospensione delle deleghe al ministro dello Sport Luca Lotti fino al chiarimento della vicenda che lo vede coinvolto", mentre il testo di Pd, Ap e Autonomie impegna solo il governo a procedere celermente alla nomina dei nuovi vertici.

Inchiesta Napoli al vaglio del Csm per presunte irregolarità - Intanto finiscono al vaglio del Consiglio superiore della magistratura le presunte irregolarità che sarebbero state commesse nelle inchieste della procura di Napoli su Consip e Cpl Concordia. Il Comitato di presidenza del Csm ha investito del caso la prima commissione, che si occupa dei trasferimenti d'ufficio per incompatibilità dei magistrati, dopo una nota del procuratore generale di Napoli. Uno dei pm titolari delle inchieste è Henry John Woodcock.

I retroscena e la deposizione boomerang - La discussione in Senato potrà però chiarire solo in parte i retroscena della vicenda, e la fuga di notizie per la quale è indagato, oltre al ministro Lotti, anche il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette: il primo è accusati di aver informato Filippo Vannoni, ex consulente del governo vicino a Marroni, che erano in corso intercettazioni (e quindi l'ad di Consip fece bonificare il proprio ufficio); il numero uno dei carabinieri è invece accusato di aver avvertito il presidente di Consip, Luigi Ferrara, che la Procura stava indagando su Alfredo Romeo.

Ferrara, da parte sua, è indagato per false informazioni ai pm. L'ex presidente, infatti, quando venne interrogato dalla Procura di Napoli riferì che Del Sette lo aveva messo in guardia in merito a indagini dell'autorità giudiziaria su Romeo. Venerdì sera, ascoltato in Procura a Roma, Ferrara ha però ritrattato, confermando di aver parlato di Romeo con Del Sette ma negando che l'alto ufficiale dell'Arma abbia mai parlato di "indagini dell'autorità giudiziaria".

L'ex presidente Consip non ha però saputo spiegare perché ai tempi abbia sottoscritto le dichiarazioni nel verbale della Procura partenopea, e soprattutto perché, nonostante fosse stato avvisato di "stare attento" a Romeo, non abbia fatto tesoro dell'avvertimento e non lo abbia fatto nemmeno l'ad Marroni, che a sua volta - stando alle deposizioni - sarebbe stato avvertito anche da un altro generale dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia. L'ultima deposizione di Ferrara si è così rivelata un boomerang: perché, data l'incongruenza delle due versioni, secondo la Procura le uniche possibilità sono che Ferrara abbia mentito sul ruolo di Del Sette ai magistrati di Napoli durante la prima deposizioni oppure abbia mentito ai magistrati di Roma durante la seconda. Ed è emerso il sospetto che l'ex presidente di Consip sia stato sottoposto a forti pressioni per fornire una versione non corrispondente al vero.

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