Per il leader di Forza Italia "Verrà il tempo in cui chiedere conto delle responsabilità", ma ora non è il momento delle recriminazioni. Anche se sulle chiusure "non devono essere alcune categorie a pagare il prezzo"
Di fronte all'emergenza "questo è il momento del lavoro costruttivo e non delle recriminazioni" nei confronti del governo, ma "certamente è necessario un cambio di passo". A sostenerlo è il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, secondo il quale è "inaccettabile che in una situazione drammatica come questa il governo non accetti il contributo delle opposizioni. Verrà anche il tempo nel quale dovremo chiedere conto delle responsabilità".
E una responsabilità "imperdonabile", secondo Berlusconi, è quella "di aver continuato a rifiutare i soldi del Mes facendoci trovare di nuovo impreparati con le strutture sanitarie sull'orlo del collasso. I 37 miliardi del Mes si sarebbero potuti utilizzare per creare o riqualificare reparti, riaprire gli ospedali che i governi di sinistra avevano chiuso per ridurre la spesa sanitaria nazionale, acquistare macchinari, assumere e formare personale medico e infermieristico e offrire assistenza a coloro che sono colpiti dal virus".
Sul tema delle chiusure delle attività, in un'intervista a Libero il leader di Forza Italia sottolinea che "se il governo ci avesse ascoltati non saremmo in questa situazione. Può essere inevitabile chiudere ma non è giusto, anzi è davvero ingiusto, che a pagare il prezzo di questa crisi siano alcune categorie, siano i titolari di attività che avevano fatto di tutto per rispettare le regole. Chiudere un locale significa quasi sempre gettare al vento una vita di investimenti, di sacrifici, di passione, oltre che mettere sul lastrico proprietari e dipendenti. Comunque una regola dovrebbe essere chiara: non si chiude nessuna attività, se non si risarcisce in tempi certi chi la svolge".
Secondo Berlusconi la colpa più grave del governo è però "quella di non aver fatto scelte, aspettando che il problema si risolvesse da solo, o illudendosi che il peggio fosse passato. Io da mesi metto in guardia sul pericolo di una seconda ondata del virus che, come era prevedibile, è arrivata. E il Paese è di nuovo impreparato". E sulle scuole "sono personalmente convinto che l’emergenza Covid richiedesse sin dall’inizio la chiusura di tutte le scuole e il ricorso all’insegnamento a distanza, evitando così anche il sovraccarico nei trasporti e naturalmente dotando tutti gli allievi degli strumenti necessari".
Per quanto riguarda i mezzi pubblici, poi, "mi risulta che il Comitato Tecnico Scientifico abbia sin dal primo momento individuato nei trasporti un tema cruciale. È lì che avvengono in gran parte i contagi. Ma il governo non ha attuato alcun intervento. Occorreva invece ricorrere ai tanti mezzi privati che sono inimpiegati a causa della crisi e con questi mezzi moltiplicare il numero delle corse per evitare le resse attuali e mantenere il distanziamento tra i passeggeri".
E per ripartire, secondo il leader di Forza Italia, "io ritengo che sia giusto indebitarci per aiutare chi è colpito dalla malattia, chi ha perso il proprio lavoro, non per comprare i monopattini o nazionalizzare Alitalia. Come ripartire? In estrema sintesi: con una politica fiscale che consenta alle imprese di tornare a fare utili nel più breve
tempo possibile e con aiuti concreti e immediati. Questo vuol dire ancora una volta meno tasse e più denaro messo a disposizione dei cittadini. E poi menoburocrazia, più infrastrutture, una giustizia che funzioni. Sono cose note, quello che temo manchi è la volontà politica di farle".