Il premier sottolinea che il rischio di una ricaduta "sarebbe fatale". E ammette: "C'è una certa rigidità da parte del comitato tecnico-scientifico, ma è dovuta ai dati sui contagi"
Sulle misure adottate per fronteggiare l'emergenza sanitaria per il coronavirus, il premier Giuseppe Conte non ha pentimenti. "Tornassi indietro rifarei tutto uguale", ha detto in una intervista a La Stampa. "Ho una grande responsabilità nei confronti del Paese. Non posso permettermi di seguire i sentimenti dell'opinione pubblica che pure comprendo nelle proprie emozioni - ha spiegato -. Il rischio di una ricaduta sarebbe fatale".
Dopo le tappe in Lombardia - a Milano, Bergamo e Brescia - il presidente del Consiglio si recherà a Roma e poi in visita a Genova, per la posa dell'ultimo tratto del nuovo ponte Morandi, e infine partirà alla volta di Lodi e Codogno. "Poi non posso dimenticare Piacenza, ritornerò presto", aveva inoltre affermato a Milano.
"Decisioni basate su dati scientifici" "La bussola che guida l'azione e le scelte del governo sono le valutazioni che hanno e devono continuare ad avere una base scientifica", ha proseguito Conte. Il premier ha poi ammesso "una certa rigidità da parte del comitato tecnico-scientifico, ma se c'è è sulla base della letteratura scientifica sui contagi che loro hanno a disposizione".
Il rischio di un nuovo focolaio "Capisco il sentimento di frustrazione e di contrarietà - ha affermato ancora - ma per capire la situazione che stiamo vivendo mi attengo a un esempio e a un semplice calcolo che riguarda la vita di tutti noi. Se un paziente solo, il famoso paziente uno, è riuscito a far esplodere un focolaio e a scatenare un contagio tale da obbligarci a chiudere l'intera Italia, riuscite a immaginare cosa potrebbe succedere con 100mila casi positivi, quali sono quelli attualmente accertati? Senza contare che in questo momento sicuramente ci sono anche positivi non accertati".
L'indice del contagio R0 "adesso è sotto l'uno", ha sottolineato il presidente del Consiglio. "Se tornasse a 2 vorrebbe dire in pochissimo tempo 200mila contagiati, poi 400mila, poi 800mila, poi un milione e seicentomila e così via. La curva diventerebbe esponenziale. Abbiamo l'obbligo di tenerla sotto controllo in tutti i modi".
"Evitare una ricaduta irreversibile" "Adesso tutto ci sembra più semplice perché siamo chiusi in casa. Ma basterebbe pochissimo per perdere il controllo della situazione. Soltanto che questa volta precipiteremmo in una condizione ben peggiore e forse irreversibile. Ecco perché sono convinto, convintissimo, che sia meglio procedere sulla base di un piano ben programmato, per minimizzare al massimo il rischio di una ricaduta che sarebbe fatale".