Al vicepremier Luigi Di Maio, che chiede le sue dimissioni, Siri non cede: "E per cosa? Non esiste, la Lega è compatta e io resto dove mi trovo. So di non aver fatto nulla, mai nella vita"
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Il sottosegretario ai Trasporti, il senatore leghista Armando Siri, non ci sta e analizza il suo caso dalle colonne de Il Corriere della Sera. "Sono veramente provato, seccato, sconcertato", dice riferendosi alla presunta tangente da 30mila euro per cui è indagato per corruzione. "Mi sento come se avessi buttato un badile sulla faccia. Non ho mai preso un soldo da nessuno", dice Siri che accusa i 5 Stelle di usarlo come "carne da macello".
Sui suoi rapporti con Franco Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia, Siri sottolinea: "Pensavo fosse uno specchiato docente. Tutti lo stimano, è stato anche commissario straordinario dell'Enea. Ha partecipato a convegni della Lega come docente esperto. Cosa ne so io se questo è un faccendiere?".
Arata nelle intercettazioni parla di una mazzetta in cambio di un emendamento che avrebbe agevolato il "re dell'eolico" Nicastri, ma Siri si dice "allibito, non ho minimamente idea, non so chi sia questo imprenditore e non mi sono mai occupato di eolico in vita mia".
Sul fatto che, secondo l'inchiesta, Nicastri sarebbe legato al boss Matteo Messina Denaro, Siri risponde: "La mafia, i mafiosi, addirittura. Ma che ne so io che c'è uno dietro che è un mafioso? Non sono mai stato a Palermo, mai stato a Trapani. Io lavoro, faccio il mio. Certo, se mi chiamano dalle categorie... Tutti i giorni ce n'è uno che ti chiede cose. Ovvio, facciamo questo di lavoro".
Sul rapporto con Toninelli, che ha disposto il ritiro delle deleghe al sottosegretario, Siri spiega: "Mi ha telefonato per dirmi che mi avrebbe tolto le deleghe. Io gli ho risposto 'vedi tu'". Al vicepremier Luigi Di Maio, che chiede le sue dimissioni, Siri non cede: "E per cosa? Non esiste, la Lega è compatta e io resto dove mi trovo. So di non aver fatto nulla, mai nella vita".