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Sul tavolo uno slittamento almeno fino alle 23, ma il ministro del Turismo Garavaglia punta alla cancellazione totale per il 2 giugno
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In attesa della cabina di regia di lunedì le varie anime del governo ribadiscono le rispettive posizioni. La Lega, forte dell'andamento della curva epidemiologica, continua il suo pressing per le riaperture. "L'Italia ha dati sanitari confortanti che ci permettono di chiedere, a nome di migliaia di sindaci e di tutte le Regioni, il ritorno al lavoro, alla libertà e alla vita", dice Matteo Salvini.
Il numero uno del Carroccio snocciola poi la sua road map. "Riapertura di bar e ristoranti al chiuso almeno al 50%, un programma di cancellazione del coprifuoco da qui ai prossimi giorni, via libera a palestre e piscine al chiuso".
I 6.659 casi nelle ultime 24 ore con 136 decessi ed il continuo decremento di ricoveri tanto in area medica (-557) che nelle terapie intensive (-55) portano il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, a dire che il coprifuoco "ha i giorni contati". La data cerchiata in rosso è quella del 2 giugno, la festa della Repubblica. "Vale per l'emergenza ma non per un periodo sereno, in un mondo in cui siamo tutti in zona gialla", il suo ragionamento.
Dall'altra parte c'è il ministro della Salute, Roberto Speranza, che rivendica il suo operato e continua a chiedere cautela. "Le aperture che facciamo devono essere ponderate fino in fondo perché non vogliamo mai tornare indietro", ribadisce precisando comunque che "in punta dei piedi" vuole essere "ottimista per la stagione che si apre".
A spalleggiarlo c'è il segretario del Pd, Enrico Letta. "Si riapre in sicurezza perché c'è stato chi, e noi tra questi, ha scelto la responsabilità. Fosse stato per altri avremmo sbracato", dice chiamando in causa Salvini pur senza nominarlo.
La sintesi dovrà obbligatoriamente essere trovata a inizio settimana, al momento l'ipotesi più accreditata è quello di uno slittamento almeno fino alle 23. Intanto l'importanza dell'indice Rt, parametro bussola per stabilire i colori delle Regioni negli ultimi mesi, verrà ridimensionata. Resta ma non sarà più quello determinante e verrà equiparato agli altri 21 (che dovrebbero diventare poco più di una decina). Una scelta chiesta a gran voce da giorni dai presidenti regionali.