La crisi di governo e i possibili scenari futuri
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Berlusconi: "O Draghi o il voto". Meloni insiste: "Elezioni subito". Per Letta, invece, "l'esecutivo deve andare avanti nell'interesse del Paese"
Lo strappo dei 5 Stelle al Senato e, poche ore dopo, le dimissioni di Mario Draghi segnano lo spartiacque nei partiti. Su una sponda gongola il centrodestra sempre più tentato dalle elezioni anticipate (con Fratelli d'Italia che le ha sempre chieste) in un orizzonte ora "libero" dal M5s, per capitalizzare l'effetto sondaggi. Sull'altra, prova a resistere il Pd che punta sulla formula "stesso formato, stesso perimetro" di governo, nell'estremo tentativo di salvare quel che resta del campo largo con il Movimento di Giuseppe Conte e l'ultimo miglio della legislatura. Di certo, a questo punto la crisi di governo è in atto e la soluzione del rebus si complica, per tutti.
Berlusconi: "Andare alle urne non ci spaventa, anzi" - A certificare la frattura politica è il mancato voto dei 5 Stelle alla fiducia sul decreto Aiuti. Un'astensione annunciata 12 ore prima e confermata in Aula lasciano i fatto il cerino in mano ai "contiani". Contro di loro volano (facili) gli strali di tutti i gruppi, al grido di "irresponsabili". Così li definisce anche Silvio Berlusconi già prima della fiducia, attribuendo "unicamente" alla loro scelta la conseguenza "chiara e innegabile" di un ritorno al voto. Da qui l'attesa "fiduciosa e rispettosa" delle decisioni del premier e le indicazioni del Quirinale. O Draghi o il voto: "Andare alle urne non ci preoccupa", arringa il leader di Forza Italia. Anzi, "siamo certi che il risultato elettorale premierebbe il centrodestra e in particolare l'atteggiamento responsabile e costruttivo di FI".
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Tajani: "M5s irresponsabile, ricatti inaccettabili" - "Complimenti al M5S per aver fatto questo guaio mentre c'è una crisi in corso, c'è una guerra ai confini dell'Europa, già la Borsa è crollata, lo Spread sale, c'è un'impennata dei prezzi di tutte le materie prime. E' da irresponsabili aver provocato questo caso, con un'arroganza e con dei ricatti che sono inaccettabili", commenta il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.
La Lega: "Non si può andare avanti così" - Si allinea la Lega che drammatizza la "preoccupazione e stupore" di fronte alla situazione, ma contro il rischio di logoramento non ha dubbi: "Non si può andare avanti così per mesi, con milioni di italiani che hanno problemi con stipendi, pensioni e bollette". Poi ribadisce l'impegno per "una scelta unitaria del centrodestra" e sentenzia: "Piuttosto che perdere mesi preziosi con inutili e logoranti tira e molla, sarebbe più saggio dare la parola agli italiani". Salvini tace se non per dire che "sta mettendo a punto una proposta di pace fiscale", tema su cui martella Draghi da settimane. Quasi a ignorare il problema - è l'impressione - andando avanti a testa bassa sui problemi degli italiani.
Meloni: "Elezioni subito, la legislatura è finita" - Innegabili a questo punto i vantaggi elettorali per i due partiti: sfruttare la guerriglia dei 5 Stelle in campagna elettorale rispetto alla natura pragmatica e responsabile del centrodestra di governo, e scommettere su un successo che riporti il centrodestra a Palazzo Chigi. Per Giorgia Meloni ovviamente nulla cambia: "Per FdI questa legislatura è finita e daremo battaglia perché gli elettori possano scegliere di nuovo con il voto", tuona alla festa dei Patrioti a Palombara Sabina. E avverte gli alleati affinché l'obiettivo comune sia battere il Pd.
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Letta: "Il governo Draghi deve andare avanti" - Tutt'altra prospettiva per Enrico Letta: "Credo che per l'interesse del Paese il governo Draghi debba andare avanti", confida poco prima delle dimissioni del presidente del Consiglio al Colle. A sostegno della tesi, usa l'argomentazione che "questo governo ha la sua unicità e debba continuare con questo formato e in questo perimetro", pur convinto che "è fondamentale uscire da questo dibattito fuori dai ruoli istituzionali". E sul futuro del campo largo prende tempo: "Una cosa per volta, adesso discutiamo del governo che deve continuare".
Di Maio: "E' il partito di Conte, non più il M5s" - "Io lo chiamo il partito di Conte perché quello non è più il Movimento 5 stelle, mi dispiace dirlo". Così il ministro degli Esteri e leader di Ipf, Luigi Di Maio, sottolineando di credere che "stesse pianificando questa crisi da tanto tempo. Fortunatamente tanti elettori, tanti parlamentari del fu movimento non la pensano come Conte su quello che ha fatto oggi in aula il Movimento"