Il governatore della Sicilia, al centro delle polemiche per la presunta telefonata con il suo medico, dichiara: "Contro di noi poteri forti"
© ansa
"Sono pronto a espiare una colpa che non ho. Se qualcuno vuole la mia vita per riparare a quella colpa che non ho, io la darò. Tutto accetterò tranne che morire come un pezzo di m... in un letto". Lo dice Rosario Crocetta, al centro delle polemiche per la presunta telefonata con il suo medico riguardante Lucia Borsellino. "Poteri forti volevano far saltare Lucia sul caso della piccola Nicole, per poi far saltare me", aggiunge.
Crocetta, che interviene poche ore dopo le dure parole pronunciate dal fratello di Lucia Borsellino, Manfredi, parla esplicitamente di un tentativo "di ambienti politici siciliani" di far entrare nella commissione ministeriale sul caso di Nicole l'ex manager di Villa Sofia, Giacomo Sampieri.
Il governatore riferisce che fu proprio Sampieri, l'ex manager intercettato dagli investigatori al telefono con Matteo Tutino, a rivelargli l'episodio: "Sampieri fu nominato manager di Villa Sofia, avendo il punteggio più alto tra i candidati; poi quando ricevette l'avviso di garanzia, gli telefonai lo stesso giorno chiedendogli di dimettersi e lo fece", dice.
"Dopo due anni ci fu una circostanza che riabilitò Sampieri ai miei occhi: fu il caso della piccola Nicole. In quei giorni mi chiamò Tutino, dicendomi che Sampieri doveva dirmi cose importanti. Andai nel suo studio: Sampieri mi disse che ambienti politici siciliani erano in grado di farlo inserire nella commissione del ministero della Sanità sul caso Nicole. Chiesi a Sampieri di non prestarsi a questo sciacallaggio e chiamai Lucia Borsellino (all'epoca assessore alla Salute), che sentì quella storia con le sue orecchie".
Per Crocetta "da quel racconto era chiaro che i poteri forti volevano fa saltare Lucia per fare saltare poi anche me".
"Non l'ho mai lasciata sola" - "Mi sono sempre opposto alle dimissioni di Lucia Borsellino - prosegue Crocetta -. Se volevo che se ne andasse avevo un'occasione ghiotta: quella del caso della morte di Nicole. Invece le sono stato vicino, come amico, come fratello, come presidente della Regione, assumendomi gli attacchi del ministro, caricando su di me le responsabilità, così come ho fatto in altre vicende".
"Il calvario è cominciato fin dal primo giorno della mia elezione, sicuramente per Lucia molto più grande e insopportabile di quanto non lo fosse per me. Solo che io Lucia in quel calvario non l'ho mai lasciata da sola, in un pressing terribile e continuo affinché lei lasciasse, in un contesto in cui tutti la le rimproveravano di far parte di un governo indegno mentre denunciavamo gli scandali e resistevamo insieme a Lucia contro ogni tentativo di lottizzazione della sanità. Lucia con sconforto mi parlava di pressioni e io le dicevo di resistere e di non mollare. E' stato così che insieme abbiamo deciso di revocare la gara da 150 milioni di euro per l'appalto dell'assicurazione, là dove dentro la struttura sanitaria e persino tra i dirigenti dell'assessorato non c'era condivisione e io insistetti che si revocasse la gara. Lucia lavorò nel mio ufficio per quella revoca, senza mai informare nessuno".
Il governatore, autosospesosi, aggiunge ancora: "Su tante denunce ho voluto che non fosse lei a mettere la firma proprio perché sapevo qual era la sua vicenda di vita personale, ma Lucia alla fine preferiva firmare insieme a me, perché voleva prendere con coraggio le sue decisioni. Nel frattempo abbiamo revocato la gara sulla fornitura dei pannoloni all'Asp di Palermo, abbiamo contenuto la spesa farmaceutica e gli affidamenti di appalti e servizi. Ci sono verbali di giunta che dimostrano come io e Lucia abbiamo condiviso le decisioni. Io ho sempre chiesto il suo parere, persino sulla nomina degli assessori, da ultima quella di Giovanni Pistorio. Senza il parere di Lucia io non avrei fatto alcuna scelta".