Approdato al Senato

Ddl anti-fake news, Grillo: "No alla legge che imbavaglia il web"

Il M5S difende la libertà di espressione in Rete: "No alla norma Gambaro, norma scritta da chi ha usato Internet per entrare in Parlamento e poi ha tradito i suoi elettori". La senatrice è un'ex grillina

16 Feb 2017 - 18:22

"No alla legge bavaglio del web". Il M5S si è schierato contro il ddl approdato in Senato contro le fake news, chiesto a mezzo stampa da Laura Boldrini al ministro della Giustizia Andrea Orlando". Secondo i pentastellati infatti si tratta di una "censura". La prima firmataria del ddl inoltre è Adele Gambaro "la stessa che grazie al web si è accomodata al Senato per poi tradire i suoi elettori" (dal M5S è passata ad Ala-Sc).

E' grazie alla Rete che molte bufale dei giornaloni sono state smascherate - "Dalle 'armi di distruzione di massa in Iraq' al 'viagra utilizzato dalle truppe di Gheddafi per stuprare le bambine' passando per la totale mistificazione della realtà politica nazionale, sono migliaia i casi di 'fake news', o meglio bufale, dei media tradizionali smascherate proprio dalla Rete, che vuole essere imbavagliata", è scritto sul blog di Beppe Grillo.

"Vogliono imbavagliare la Rete a ridosso delle elezioni" - Secondo i pentastellati il tentativo di "censurare" la Rete arriva proprio a ridosso delle elezioni. "Non potendo più controllare e manipolare l'opinione pubblica come in passato, si tenta di schiacciarla e toglierle gli strumenti del nuovo millennio. Il tutto, stimolato dal Brexit e dalla vittoria di Trump viste come un attentato al dominio dell'establishment, è iniziato negli Stati Uniti e sta proseguendo in Germania, Francia e Italia – tre Paesi dove ci saranno elezioni a breve, una coincidenza? No. Negli ultimi mesi vi abbiamo scritto come non sia un caso e come la libertà d'espressione della Rete sia in pericolo".

Legge evoca scenari orwelliani - La legge Gambaro prevede multe fino a 10mila euro e il carcere per chi pubblica notizie false o per chi si rende responsabile di campagne d'odio o per chi pubblica notizie che possano destare allarme. Sul bloga allora si cita "Fabio Chiusi che su Valigia Blu si è chiesto: “Chi decide quali notizie siano esagerate o tendenziose? Come si stabilisce che ne è colpito un settore dell’opinione pubblica, qualunque cosa significhi? E ancora: per essere colpevoli basta diffondere un simile contenuto: significa che basta un retweet dato con troppa leggerezza, per rischiare il carcere. Si evocano scenari di orwelliana e dittatoriale memoria.

"Colpite le piattaforme informatiche, libere di scrivere bufale le testate online" - "Chi ritiene di poter trasformare il web in un mondo fatato e patinato che non rappresenta la realtà del mondo reale, esattamente come fa la televisione, non sa di cosa parla e non conosce, socialmente e tecnicamente il web. Sarebbe stato bello leggere una proposta di legge sulla cultura digitale e la formazione al senso critico che parta dal mondo della scuola d’infanzia, ma forse chiediamo troppo a questa classe politica obsoleta. Le bufale, le fake news, non si trovano in Rete - è scritto ancora sul blog -, le pagate 1 euro e 50 centesimi in edicola e col canone Rai quando accendete la televisione, ma la censura la vogliono imporre al web. Le balle in tv e sui giornali continueranno a circolare liberamente".

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