Intervistato da "W l'Italia", il senatore grillino spiega perché non è d'accordo con alcune misure previste dal testo messo a punto dalla Lega
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"Sono nato in un Paese libero e, se possibile, vorrei rimanerci". Con queste parole si apre a W l'Italia, in onda su Rete 4, l'intervista a Gregorio De Falco, il comandante che ordinò a Schettino di tornare a bordo della Concordia e oggi senatore pentastellato, parlando del decreto sicurezza - una misura con la quale non si trova d'accordo. "Rendere invisibili migliaia e migliaia di persone, si dice 120mila, potrebbe peggiorare la situazione sotto il profilo della sicurezza per i cittadini."
Secondo De Falco si tratta di un provvedimento incostituzionale e del testo contesta lo stop ai permessi di soggiorno per motivi umanitari, il prolungamento dei tempi di trattenimento nei centri per i rimpatri e l'aumento dei reati per cui si revoca lo status di rifugiato. "Credo che ci siano dei punti da aggiustare nel decreto sicurezza ma a parte questo io sono perfettamente in linea con il Movimento. Probabilmente è mancato un momento di sintesi delle posizioni nostre e della Lega".