Il provvedimento definisce il decreto flussi per il prossimo triennio. La parte penale mira a perseguire gli scafisti
La Camera conferma la fiducia al governo sul decreto Migranti con 213 voti a favore, 133 contrari e cinque astenuti. L'Assemblea di Montecitorio passa ora all'esame degli ordini del giorno: saranno votati giovedì, quando è atteso anche il via libera definitivo al provvedimento.
Il provvedimento, varato dal Consiglio dei ministri dopo la tragedia di Cutro, nei propri primi tre articoli definisce il decreto flussi per il prossimo triennio, che per il 2023 è stato nel frattempo emanato per 82mila posizioni, mentre le richieste arrivate dagli imprenditori hanno raggiunto quota 250mila. Le domande riguardano persone già presenti in Italia.
La parte penale del decreto mira a perseguire gli scafisti. Chi infatti porta in modo irregolare i migranti con metodi pericolosi verrà punito con pene dai 20 ai 30 anni se da ciò deriva la morte anche non voluta dei migranti, come è avvenuto a Cutro. C'è quindi una stretta ai permessi speciali. Già il testo originale del decreto ha adottato delle limitazioni rispetto a quanto introdotto dal decreto Lamorgese del 2020 (che recepiva una sentenza del 2019 della Cedu contro l'Italia). In più al Senato è stato introdotto un ulteriore giro di vite.
L'articolo 7 ter del dl migranti, introdotto al Senato, potrebbe creare dei problemi interpretativi arrivando addirittura a precludere eventuali ricorsi contro le decisioni di inammissibilità (ma non il rigetto) delle domande di protezione internazionale. A sottolinearlo il comitato per la legislazione della Camera. Un dubbio interpretativo sul quale si starebbe ragionando all'interno della maggioranza per valutare eventuali correttivi al testo che potrebbero essere decisi in una nuova norma ad hoc da parte del cdm. A chiedere una limatura è anche un odg al provvedimento a firma di Gianfranco Rotondi.