"Nel contratto che abbiamo stabilito ci sono delle regole ed è chiaro che il rinvio a giudizio presuppone che ci sia una verifica preventiva", ha affermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio
© ansa
"Il presidente del Consiglio e Siri si sono spiegati, non conosco il contenuto dell'incontro ma al momento resta lì, anche se credo non abbia le deleghe. Nessuna melina". Lo ha detto Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio commentando dalla Liguria, il caso del sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, indagato per corruzione, dopo il Consiglio dei ministri di martedì.
"Nel contratto che abbiamo stabilito ci sono delle regole ed è chiaro che il rinvio a giudizio presuppone che ci sia una verifica preventiva che al momento nessuno conosce", ha aggiunto Giorgetti. "Io non ho parlato con lui e bisogna capire la sua situazione, ma mi sembra che lui sia assolutamente tranquillo, o almeno così dice di essere. Quindi giustamente non capisce perché deve dimettersi, se non ha fatto nulla. E' una situazione individuale ma è chiaro che se si fa politica si è, quasi quotidianamente, sotto l'attacco degli avversari politici e non solo. E' una cosa da mettere in conto per chi fa politica", ha concluso sulla questione.
Giorgetti si è poi soffermato sui continui litigi tra Lega e M5s, a volte alleati di governo, a volte separati in casa. - "Le tensioni fanno parte della natura delle cose nei governi di coalizione. Diciamo che bisogna arrivare a un chiarimento su tutti i punti che sono in ballo, perché altrimenti diventa estenuante", ha aggiunto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. "Siamo da 4 mesi in campagna elettorale tra Regioni e Comuni - ha concluso Giorgetti - Ma poi ci sono cose da chiarire, come ad esempio la vicenda dell'autonomia delle Regioni, che fa parte del contratto di governo e che noi vogliamo portare a casa. Senza mettere nessuno in difficoltà, ma questo a noi è chiaro e deve essere chiaro a tutti".