Si alza il coro di chi chiede al segretario di ripensarci: nessuno sapeva della decisione presa. L'ex presindete del Consiglio non commenta ma lo elogia
Dopo l'annuncio delle dimissioni da segretario del Pd, i vertici del partito chiedono un passo indietro a Nicola Zingaretti. Per il suo vice, Andrea Orlando, ideve "ripensare alla sua decisione". La vicepresidente Serrachiani: "Zingaretti ha il compito e l'onore di guidare" il partito. Per il senatore Zanda "le dimissioni devono essere respinte all'unanimità dall'assemblea". Intervenuto anche l'ex premier Giuseppe Conte: "Zingaretti leader leale".
Con una lettera su Facebook: così sono arrivate le dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario del Partito Democratico. Un post contenente parole durissime, con le quali il presidente della Regione Lazio ha detto di "vergognarsi" che si "parli solo di poltrone" in piena pandemia, con un governo appena nato. Azioni, quelle messe in campo da molti esponenti del partito, che finirebbero per "uccidere il Pd". Le anime all'interno del Partito Democratico sono (come sempre) moltissime, con molti (ex?) renziani ancora influenti. Eppure, nelle ore successive alla comunicazione di Zingaretti, si è alzato un coro in sua "difesa". Molti dirigenti hanno chiesto a Zingaretti di ripensarci e tornare a guidare il Pd.
Da Orlando alla Serracchiani passansdo per Zanda, certo. Ma non solo. Il ministro Dario Franceschini si è così pronunciato: "Abbiamo sulle spalle non solo il destino del Pd ma una responsabilità più grande nei confronti di un Paese in piena pandemia. Il gesto di Zingaretti impone a tutti di accantonare ogni conflittualità interna, ricomponendo una unità vera del partito attorno alla sua guida". Il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, auspica che "rimanga alla guida del partito. Il dibattito interno è fisiologico e non deve essere esasperato. Ritroviamo insieme la strada".
Anche Francesco Boccia, ex ministro, non vuole perdere Zingaretti come guida del partito: "Grazia a lui il Pd è uscito da uno dei periodi più bui della sua storia. L'assemblea lo confermi". Richiesta sostenuta anche da Giuseppe Provenzano e dal vicecapogruppo dem alla Camera, Michele Bordo. "I nostri militanti non ne possono più di questa corsa al posizionamento interno. Il Pd ha bisogno di parlare al Paese, di ridefinire la sua funzione nella società non di un'altra resa dei conti. Nicola Zingaretti ha il grande merito di aver risollevato il partito in questi due anni drammatici, dopo la peggiore sconfitta elettorale di sempre. L'assemblea nazionale del Pd deve respingere le sue dimissioni e chiedergli di andare avanti".
Inattesa, ma puntuale, anche la dichiarazione dell'ex premier Giuseppe Conte, che ha visto per quasi due anni Zingaretti come principale interlocutore per nome del Partito Democratico nell'alleanza con il Movimento 5 Stelle (di cui sarà la nuova guida) e Liberi e Uguali: "Non avevo avuto occasione, prima della formazione del governo precedente, di conoscerlo. Successivamente - ha scritto Conte su Fb - ho avuto la possibilità di confrontarmi con lui molto spesso, in particolare dopo lo scoppio della pandemia. Ho così conosciuto e apprezzato un leader solido e leale, che è riuscito a condividere, anche nei passaggi più critici, la visione del bene superiore della collettività".