"Guiderò il partito con la massima collegialità", ha sottolineato. Poi la chiusura verso M5s e Lega: "Governino. Noi opposizione". La direzione approva il documento finale con 7 astenuti
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"Non cerchiamo scorciatoie o capri espiatori a una sconfitta netta e inequivocabile che ci riguarda tutti, ciascuno per la propria responsabilità, e da cui tutti dobbiamo imparare molto". Lo ha detto il vicesegretario Maurizio Martina alla direzione del Pd. "Si è realizzata una cesura storica tra le culture fondative della Repubblica e il Paese", ha spiegato Martina proponendo la riconvocazione della direzione "per andare in profondità nell'analisi".
"Guiderò il partito con la massima collegialità" - "La segreteria si presenta dimissionaria a questo appuntamento. Ma io credo sia importante che continui a lavorare insieme a me in queste settimane che ci separano dall'Assemblea. Con il vostro contributo cercherò di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato", ha spiegato il vicesegretario Dem. "Lo farò - ha aggiunto - con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso. Chiedo unità. Consapevoli che fuori di qui c'è un'intera comunità che ci guarda, ci ascolta e ci chiede di essere all'altezza della situazione".
"L'onere del governo a chi ha vinto, noi all'opposizione" - "La nostra sconfitta è stata netta. Intendiamo rispettare profondamente il voto di tutti gli italiani e saremo coerenti con gli esiti del 4 marzo. Ora tocca a chi ha ricevuto maggior consenso l'onore e l'onere del governo del Paese", ha sottolineato. "Noi continueremo a servire i cittadini, dall'opposizione, dal ruolo di minoranza parlamentare".
"No subito congresso, serve prima un progetto" - Maurizio Martina ha poi suggerito che "l'Assemblea nazionale di aprile anziché avviare il congresso e le primarie dovrebbe dar vita a una Commissione di progetto per una fase costituente e riorganizzativa".
"Nel prossimo fine settimana seimila assemblee aperte" - Per l'ex ministro dell'Agricoltura per ritornare a essere un partito popolare bisogna ripartire dal basso. Per questo "abbiamo seimila circoli, realizziamo seimila assemblee aperte tra venerdì, sabato e domenica. Io inizierò dal circolo Pd di Fuorigrotta a Napoli". "Ripartiamo con umiltà e unità. Solo noi possiamo essere l'alternativa popolare ai populisti. In ballo non ci sono i destini personali, ma la prospettiva e il futuro della sinistra italiana ed europea. Mettiamo in prima fila la nostra comunità e lasciamo in ultima fila le correnti. Proviamo tutti a fare qualche intervista in meno e qualche assemblea in più. Apriamo subito le nostre sezioni, ascoltiamo iscritti ed elettori, chiamiamoli a raccolta, riflettiamo con loro. Ripartiamo dal basso e dal nostro popolo".
Delrio: "Da Martina un'analisi seria e franca" - "Grazie a Maurizio Martina per la sua analisi franca e seria. Per ripartire abbiamo bisogno di analisi rigorose come questa". Così Graziano Delrio intervenendo in direzione nazionale del Pd. "Abbiamo ricevuto una cartolina netta, chiara, dagli elettori. Noi staremo dove ci hanno messo gli elettori: all'opposizione", ha proseguito. Una opposizione "seria, responsabile, costruttiva". Poi ha affermato con sicurezza: "Quando il Paese si renderà conto che le promesse saranno irrealizzabili, gli elettori chiederanno conto".
Dalla minoranza, Cuperlo: "Ancora non vedo un cambio di linea" - Dopo gli interventi dei big della maggioranza che seguono la linea di Maurizio Martina, arriva la stoccata di Gianni Cuperlo, deputato della minoranza del Pd. "La responsabilità intera non va scaricata sul segretario, coinvolge una classe dirigente e ha radici che vengono da lontano ma se vogliamo affrontare ciò che ci dice il popolo italiano serve un cambio di linea e non l'ho riscontrato", ha affermato commentando a margine della direzione le ultime affermazioni di Matteo Renzi.
Orlando: "Chiediamo garanzie per il cambiamento" - "La collegialità è essenziale, non è una concessione ma un'assunzione di responsabilità. Non capisco però il residuo di classe dirigente precedente, non perché parte di quelli o tutti non possano far parte di un percorso collegiale ma forse per far parte di una fase nuova questa evoluzione sarebbe necessaria". Lo ha affermato Andrea Orlando in direzione chiedendo le dimissioni della segreteria. "Non guardateci male se chiediamo qualche garanzia. L'ultima direzione ha creato un vulnus nei rapporti", ha aggiunto il deputato della minoranza.
Direzione approva documento finale, 7 astenuti - La direzione nazionale del Partito democratico ha approvato il documento finale che di fatto recepisce la relazione del vicesegretario Maurizio Martina. Nel voto finale ci sono stati 7 astenuti, che dovrebbero far capo all'area Emiliano.