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Kimbal, con il consueto cappello da cowboy, è stato accompagnato nelle stanze del governo dal referente italiano del miliardario americano. Il ministro Giuli: "Parlato di cose belle"
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Kimbal Musk, fratello minore di Elon, è stato a Palazzo Chigi. Indossando il consueto cappello da cowboy, è stato accompagnato nelle stanze del governo da Andrea Stroppa, il referente italiano del miliardario americano. "Lo abbiamo accompagnato in un giro in diversi ministeri per capire come funziona, abbiamo un progetto", ha spiegato Veronica Berti, moglie del tenore Andrea Bocelli, che era nel gruppo di persone con cui l'imprenditore americano è arrivato in Piazza Colonna.
"Solo cose belle". Così il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha risposto ai giornalisti che gli domandavano di cosa avesse parlato con Kimbal Musk. Lasciando la sede del governo dopo circa tre quarti d'ora da quando era entrato, Giuli non si è sbottonato. "È troppo presto per anticipare, però si parla di cose belle. Che riguardano l'Italia? Anche - ha risposto -, di più non posso dire sennò si va troppo avanti. In quali settori? Se ci sono io in genere si parla di cultura, tutti i rami della cultura".
"Piacevole incontro a Roma con Kimbal Musk, fratello di Elon, con il quale abbiamo parlato di innovazione, intrattenimento e delle infinite potenzialità dell`arte e della cultura italiana nel mondo". Così il vicepremier Matteo Salvini su Instagram.
Il Pd, rilevando "con sconcerto che Palazzo Chigi sembra essersi trasformato in una dependance di Musk", ha chiesto, con Irene Manzi, di spiegare i contorni dell'incontro, di precisare il "misterioso progetto" che coinvolge i ministeri italiani. Dello stesso tenore le parole di Enzo Maraio (Psi) che invita Meloni a "genuflettersi" pure "a Trump e ai potenti economici che lo sostengono", "ma senza usare Palazzo Chigi".
"Non siamo una colonia di Trump, esigiamo chiarezza", chiede con forza Elisabetta Piccolotti di Avs, mentre Riccardo Magi, da +Europa ironizza: "con Kimbal Musk a Chigi siamo a Fratelli d'America", non mancando però di chiedere a Giuli di chiarire in Parlamento". "Giuli, in qualità di ministro, ha il dovere di rispondere e non di fare battutine criptiche", hanno scritto i parlamentari 5 Stelle in Commissione Cultura, ricordando che Palazzo Chigi è "una sede istituzionale" e "non casa sua" e che per questo "ha l'obbligo di spiegare pubblicamente cosa si sono detti, quali temi sono stati affrontati e quali eventuali accordi o progetti sono stati discussi".