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L'ex ministro degli Esteri replica alle accuse che il premier ha rivolto in Senato al governo Conte: "Quel documento porta la data del 20 gennaio 2021, il governo Conte è caduto il 26 gennaio"
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Sul Mes è esploso il fax gate. Luigi Di Maio torna in pubblico per smentire Giorgia Meloni: "Ha messo in dubbio l’onore con il quale ho ricoperto il ruolo di ministro. Dice il falso quando dice che io ho firmato quando non ero nel pieno dei miei poteri. E non è istituzionalmente corretto dare dei cospirazionisti a dei nostri ambasciatori”. La vicenda è quella legata al fax con la firma del nostro Paese alla ratifica del Mes, mostrato dal presidente del Consiglio nell'aula del Senato con l’accusa verso l’ex ministro degli Esteri, Giuseppe Conte e i 5 stelle di averlo siglato “con il favore delle tenebre”.
"Messo in dubbio il mio mandato" - Negli studi di un programma televisivo Di Maio racconta la sua versione dei fatti sul fax, datato 10 dicembre 2020, mostrato dalla presidente del Consiglio in aula. "Io in questo ultimo anno in cui non sono stato parlamentare tante volte ho sostenuto questo governo su alcune scelte coraggiose, come sull’Ucraina o su alcune scelte in continuità con il governo Draghi. Ieri il presidente del Consiglio ha deciso di esibire un documento e ha sostanzialmente messo in dubbio l’onore con cui ho ricoperto il mandato da ministro", dichiara Di Maio, oggi rappresentante speciale della Ue per il Golfo.
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"Meloni dice il falso" - "Giorgia Meloni – aggiunge – dice due cose: una vera e una falsa. Ovvero che il governo ‘Conte due’ ha votato nel 2020 la riforma del Mes. Quello che dice di falso è che io abbia firmato il mandato all’ambasciatore italiano quando non ero nei miei pieni poteri perché il governo era già caduto. Quel documento porta la data del 20 gennaio 2021, il governo Conte è caduto il 26 gennaio". Il già capo politico del M5S ha poi specificato che “approvare il Mes non significa utilizzarlo”.
Il treno con Draghi, Macron e Scholz - Di Maio ha anche ricordato la famosa fotografia tra Draghi, Macron e Scholz sul treno per Kiev di cui ha parlato Meloni alla Camera. "Subito dopo l’inizio della guerra, su quel treno i 3 leader salgono senza ancora un accordo sull’allargamento (dell’Ue ndr), scendono e lanciano una corsa su quello che è avvenuto oggi, sull’allargamento dell’Ue all’Ucraina. Prima di quel treno non c’era un accordo europeo sull’Ucraina, quella foto ha un grande significato politico che la storia gli riconoscerà”.