Secondo il presidente del Consiglio è però ancora "scandalosamente insufficiente" la ripresa del lavoro, ma l'Italia non è la pecora nera dell'Ue
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L'Italia si è "lasciata alle spalle la crisi più acuta che abbiamo avuto nel Dopoguerra", e si trova ora in un "contesto favorevole, anche se non privo di rischi". A sostenerlo è il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, parlando al Forum Ambrosetti di Cernobbio. "Io - ha poi spiegato - non sono un presidente del Consiglio che promette miracoli. I miracoli li fanno le famiglie e le imprese".
Gentiloni ha quindi sottolineato come sia "scandalosamente insufficiente la ripresa del lavoro" ad esempio nel mezzogiorno, fra donne e giovani, aggiungendo che tuttavia c'è stata una ripresa "grazie alle riforme" che hanno funzionato e portato a "23 milioni di occupati che sono un record". Negli anni della crisi si sono persi 1 milione 90mila posti di lavoro e dal 2014 al 2017, ha aggiunto, ne sono stati recuperati oltre 900mila. Abbiamo tantissimi problemi - ha aggiunto - ma risultati su cui basarci".
Secondo il presidente del Consiglio, in definitiva, l'Italia "non può essere descritta come la pecora nera in un gregge europeo caratterizzato da una grande stabilità di governo e da maggioranze tranquille". "Se guardo alle sei maggiori economie europee, la maggior parte di queste ha una situazione di maggioranze fragili da cui non abbiamo molto da invidiare. E poi l'Italia ha pagato la precarietà dei nostri governi, è stato certo uno dei nostri problemi principali, ma chi guarda l'Italia da fuori non deve confondere i prezzi pagati una presunta instabilità, che non c'é mai stata, nelle scelte fondamentali del nostro Paese". L'Italia, da parte sua, non ha mai "riservato brutte sorprese" agli investitori e "non lo farà in futuro. Sono convinto che in Italia non vincerà la politica dell'insulto, della negazione della scienza e della derisione delle competenze".
Da parte sua, il governo si impegna a presentare "una buona legge di bilancio che non faccia danni e che continui ad accompagnare la crescita e facendo il possibile, in modo particolare per il lavoro ai giovani, per l'innovazione sulla scia 4.0 e per la riduzione delle diseguaglianze sociali più acute".
Nel frattempo, però, bisogna fare i conti con "livelli di paura e ansia identitaria senza precedenti. Chi governa deve saperlo, tenerne conto e impegnarsi in due obiettivi, sapendo che nel 2018 potrà tornare a essere cruciale il ruolo dell'Ue". "Il primo - ha elencato Gentiloni - è sicurezza, stabilità geopolitica e governo dei flussi migratori. Il secondo, rendere socialmente compatibili i nostri valori. Quindi certo no a rinunciare alla libertà, no ai protezionismi e alla negazione del progresso tecnologico. Ma attenzione al lavoro, alle diseguaglianze e alla sostenibilità. Scordiamoci di poterci salvare con l'esaltazione della belle époque della globalizzazione anni '90 perché non c'é più".