Meloni alla Camera: "L'Europa di Ventotene non è la mia" | Bagarre in Aula e seduta sospesa
© Ansa
© Ansa
Insorgono le opposizioni. Da Bruxelles, rispondendo alle polemiche, il premier dice: "Ho solo letto un testo"
Dopo le comunicazioni rese martedì al Senato, Giorgia Meloni, torna a parlare alla Camera in vista del Consiglio europeo del 20 e del 21 marzo sul riarmo. "Non se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia", ha detto il premier, citando alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene. Rivolgendosi alle opposizioni, ha poi rincarato la dose: "Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest'aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l'abbiano mai letto, perché l'alternativa sarebbe spaventosa". Parole che hanno scatenato dure proteste in Aula dai banchi dell'opposizione con il presidente Lorenzo Fontana costretto a sospendere la seduta. Da Bruxelles, rispondendo alle polemiche, il premier ha dichiarato: "Ho solo letto un testo".
© Ansa
© Ansa
A beneficio di chi ci guarda da casa e di chi non dovesse averlo mai letto io sono contenta di citare testualmente alcuni passi salienti del Manifesto di Ventotene. Primo: 'la rivoluzione europea per rispondere alle nostre esigenze dovrà essere socialista'. E fino a qui, vabbè. 'La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa non dogmaticamente, caso per caso'. 'Nelle epoche rivoluzionarie in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente'. 'Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultare di passioni'".
"'La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria'. E il Manifesto conclude che esso, il partito rivoluzionario, 'attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte della ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse, attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo Stato e attorno a esso la nuova democrazia", ha concluso Meloni prima di aggiungere: "Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia".
Alla ripresa dell'aula della Camera i gruppi di opposizione hanno chiesto le scuse della presidente del Consiglio per le sue affermazioni sul manifesto di Ventotene.
In particolare il deputato Pd Federico Fornaro, attaccando il premier, ha detto: "Quello avvenuto in quest'aula è un atto grave nei confronti del Parlamento e della storia di questo Paese. Il Manifesto di Ventotene è riconosciuto da tutti gli storici, non come in maniera truffaldina ha cercato di far passare la presidente l'inno alla dittatura del proletariato, ma come l'inno dell'Europa federale contro i nazionalisti che sono stati il cancro del 900. Le chiedo di ostracizzare chi dileggia la memoria di Altiero Spinelli considerato da tutti il padre dell'Europa. Lei deve dire parole di verità lei è il presidente della Camera. Siamo qui grazie a quegli uomini e quelle donne, la presidente dovrebbe inginocchiarsi davanti a loro".
Sui social, la segretaria del Pd Elly Schlein ha poi nuovamente attaccato: "Giorgia Meloni non solo non ha il coraggio di difendere i valori su cui l'Unione è fondata dagli attacchi di Trump e di Musk, ma ha deciso in Aula di nascondere le divisioni del suo governo oltraggiando la memoria europea. Noi non accettiamo tentativi di riscrivere la storia. Meloni ha oltraggiato la memoria del Manifesto di Ventotene, riconosciuto da tutti come la base su cui si è fondata l'Ue. Dice che quell'Europa non è la sua. E allora le chiedo se la sua Italia è quella della Costituzione perché sono gli stessi antifascisti che l'hanno scritta".
Dura è stata anche la reazione del Movimento 5 Stelle con le parole del deputato Alfonso Colucci: "Quanto abbiamo sentito in questa aula dalla presidente del Consiglio è un oltraggio alla storia d'Italia e alla memoria di quanti hanno combattuto, perso la vita, donando a questa democrazia l'antifascismo da cui nasce la nostra Costituzione e la nostra democrazia. La premier nega i valori fondanti su cui si basa la nostra democrazia-. Non c'è spazio in quest'aula per il fascismo". Giorgia Meloni, ascoltando queste parole, si è messa a ridere, scatenando la protesta delle opposizioni. "La presidente del Consiglio ora ride - ha detto Colucci -. Si vergogni! Fontana dovrebbe violentemente stigmatizzare le parole della presidente del Consiglio".
Per il presidente del M5s Giuseppe Conte, "ora viene fuori la polemica creata ad arte su Ventotene, eppure, in passato avete detto che i firmatari avevano idee chiare. Voi sfiorare l'irriconoscenza, Meloni è volata a Bruxelles, non vedeva l'ora. Ma se siede al Consiglio europeo è grazie a Spinelli, Rossi… Tutta l'Europa riconosce che quello è stato il progetto fondativo dell'Europa libera e democratica che abbiamo".
Le parole di Colucci e il riferimento al fascismo l'Aula si è scaldata con parlamentari in piedi che urlavano da una parte e dall'altra. Il presidente Fontana è stato costretto a interrompere di nuovo la seduta e convocare la capigruppo.
Dopo lo scontro in Aula, il premier ha deciso di postare sui social il video del suo discorso alla Camera accompagnato dal post: "Giudicate voi". In seguito, arrivando in albergo a Bruxelles per il Consiglio europeo Meloni è tornata su quanto accaduto alla Camera: "Ho fatto arrabbiare? Ho letto un testo… non capisco cosa ci sia di offensivo. Un testo si può distribuire ma non leggere? È un simbolo? Non l'ho distorto, l'ho letto. Ma non per quel che il testo diceva 80 anni fa ma perché è stato distribuito sabato scorso. Un testo che 80 anni fa aveva la sua contestualità se tu lo distribuisci oggi devo leggerlo e chiederlo se è quello in cui credi".
Prima della bagarre in Aula, il premier aveva parlato della questione legata al piano ReArm Europe: "La posizione del governo è chiara, noi abbiamo fatto le nostre valutazioni, il governo aveva chiesto lo scorporo delle spese difesa dal calcolo del Patto di stabilità. Oggi però non possiamo non porre il problema che l'intero Piano presentato dalla presidente della Commissione Ue von der Leyen si basa quasi completamente del debito nazionale degli Stati". Parlando del ReArm Europe, la Meloni ha poi affermato: "Con il ministro Giorgetti abbiamo elaborato una proposta che ricalca l'Invest Eu, con garanzie europee per investimenti privati e cerchiamo di rendere questo piano maggiormente sostenibile. Ma la posizione mi pare chiara".
Il presidente del Consiglio aveva posto l'attenzione sulla guerra in Ucraina e le prospettive di pace: "C'è stata una lunga conversazione tra il presidente Donald Trump e il presidente Vladimir Putin: tra i punti discussi c'è l'ipotesi di un parziale cessate il fuoco limitato alle infrastrutture strategiche. Si tratta di un primissimo spiraglio che va nel senso di quanto concordato a monte tra Trump e Zelensky" a Gedda.
"Noi sosteniamo gli sforzi del presidente Trump sul dossier Ucraina, è dal mio punto di vista un leader forte che sicuramente può porre le condizioni per garantire una pace giusta e duratura - aveva proseguito il premier -. Ho detto e ribadisco che non vedremo con questa amministrazione americana le scene di debolezza occidentale che abbiamo per esempio visto in Afghanistan. La questione si gioca sulle garanzie di sicurezza e noi stiamo facendo la nostra parte. Io ho tenuto una posizione che mi pare essere stata chiara".
"Ai colleghi del Pd voglio dire che non mi sono chiare alcune cose. Per me la posizione e il punto di vista delle opposizioni contano, ma mi è stato chiesto in diversi interventi: 'sta con l'Europa o con gli Stati Uniti?'. Mi pare di aver risposto tante volte, io sto sempre con l'Italia. Non seguo pedissequamente né l'Europa né gli Usa, io sto con l'Italia - aveva aggiunto -. L'Italia è in Europa, ma sono anche per la compattezza dell'Occidente, che serve all'Italia e all'Europa. Semplificazioni su questo non aiutano".
"Quando Schlein dice 'Trump non sarà mai un alleato', che vuol dire? Che dobbiamo uscire dalla Nato? Io penso che i Paesi alleati non cambino a seconda di chi vince le elezioni, ma mi pare che voi la pensiate in modo diverso".
Replicando al Movimento 5 stelle, il premier aveva affermato: "Non so che cosa volete che vi dica, mi spiace per voi che non avete evidentemente delle proposte da fare capisco perché quando eravate al governo l'Italia aveva dei problemi. Capisco che i cittadini sono preoccupati, lo sono anche io e non ho tempo per la vostra lotta nel fango. Gli italiani valuteranno come comportarsi e la discrasia che esiste tra le posizioni che tenete all'opposizione e le scelte fatte al governo, voi dall'opposizione siete antimilitaristi quando siete stati al governo vi siete comportati diversamente approvando il più alto aumento delle spese della difesa rispetto al Pil".
"Non siamo contrari all'euro digitale purché non sia sostitutivo - ha detto ancora -. La Svezia è una Nazione che puntava a far sparire il contante e recentemente ha consigliato ai cittadini di mantenere una parte della propria ricchezza in contante alla luce, tra le altre cose, dei rischi legati agli attacchi informatici".
Parlando a Bruxelles, sul tema riarmo è intervenuto anche il vicepremier Matteo Salvini. La Lega ha una posizione chiara sul caso: "Giorgia Meloni ha un mandato per difendere l'interesse nazionale italiano. Non penso che quello di cui sta parlando qualcuno a Bruxelles corrisponda all'interesse nazionale italiano, e neanche all'interesse dei cittadini europei. Non so a nome di chi parlino Ursula von der Leyen e Kaja Kallas. Sembra quasi che qualcuno in Europa voglia boicottare il processo di pace virtuosamente ricominciato da Trump, che ha tutto il nostro sostegno e tutto il nostro appoggio".
Di tutt'altro avviso il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Giorgia Meloni ha pieno mandato da Forza Italia per approvare il piano di sicurezza della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen".
A chi gli chiede se quella di Ventotene sia la sua Europa, Tajani risponde: "Grande rispetto per tutti, la mia Europa è quella di De Gasperi, Adenauer e Schuman".
Tajani ha quindi ribadito la posizione di Forza Italia che coincide con quella promossa da Giorgia Meloni e se qualcuno non è d'accordo, "non cambiamo certamente la nostra posizione". "Noi abbiamo la nostra posizione, ed è sempre stata la stessa, poi la sintesi la fa il presidente del Consiglio. Abbiamo condiviso le sue scelte al Consiglio informale: noi siamo per la difesa europea, siamo europeisti, se questo non fosse un governo europeista non saremmo nel governo. Noi siamo europeisti e atlantisti. Non possiamo fare una scelta fra Europa e Stati Uniti", ha evidenziato il ministro degli Esteri.