"Colpire Arianna è come colpire me", ha spiegato il premier parlando inoltre dello spionaggio ai conti della sorella
"Le inchieste dicono che il dossieraggio su di me è cominciato già alla fine del governo Draghi quando si capiva che sarei potuta andare al governo". Così Giorgia Meloni, nell'ultimo libro di Bruno Vespa. "Sulla vicenda dei dossieraggi mi aspetto che la magistratura vada fino in fondo, perché, nella migliore delle ipotesi, alla base di questo lavoro c'era un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione. Nessuno Stato di diritto può tollerare una cosa del genere", ha aggiunto il premier.
Commentando poi la vicenda del funzionario che ha spiato i conti correnti della sorella Arianna, Meloni ha raccontato che "quando è uscita questa notizia, mia sorella mi ha mandato la foto dell'estratto del suo conto in banca. C'erano 2.100 euro. Mi ha scritto: 'Se me l'avessero chiesto, lo avrei detto io quanto avevo sul conto', con la faccina che ride. Credo che si accaniscano su Arianna perché non ha le tutele che posso avere io, ma colpire lei è come colpire me. Purtroppo per loro, hanno a che fare con un'altra persona che non ha scheletri nell'armadio".
La lunga intervista contenuta nel libro, è stata anche l'occasione per parlare di legge elettorale. "Penso che quello della legge elettorale sia un tema di competenza parlamentare e poi non ho amato i governi che tentavano di apparecchiarsi la legge elettorale scrivendo norme cucite addosso a loro stessi (anche se poi non funzionavano mai) e non utilizzerò lo stesso metodo - ha detto Meloni -. In materia di confronto sulla legge elettorale sono estremamente disponibile con tutti. Le norme devono essere giuste per tutti, soprattutto per i cittadini, non utili ad alcuni".
Alla domanda se stia pensando, come qualcuno sostiene, che stia pensando a elezioni anticipate per capitalizzare il consenso Meloni dice: "Dicono un sacco di cose, tendenzialmente false. Ho smesso di leggere la rassegna stampa quando mi sono resa conto che almeno la metà delle cose che si scrivono non vengono scritte per raccontare un fatto, come dovrebbe essere, ma piuttosto per tentare di determinarne uno. È un tentativo di condizionamento al quale non mi presto".