Il premier nell'informativa in vista del Consiglio europeo sul riarmo: "É giusto che l'Europa si attrezzi per fare la sua parte ma dentro la cornice della Nato. Rearm nome fuorviante"
Nella sua informativa al Senato in vista del Consiglio europeo sul riarmo, Giorgia Meloni avverte: "É un banale dato di realtà che non è possibile immaginare una garanzia di sicurezza duratura dividendo l'Europa e gli Stati Uniti. É giusto che l'Europa si attrezzi per fare la sua parte, ma ingenuo pensare possa fare da sola fuori dalla cornice" della Nato.
Il premier ha definito ReArm "un nome fuorviante per i cittadini perché siamo chiamati a rafforzare le nostre capacità difensive ma oggi questo non significa acquistare banalmente armamenti" ma innanzitutto "semmai produrli" e ancora "rispetto al semplice potenziamento degli arsenali" anche "operatività, servizi essenziali, infrastrutture energetiche, catene di approvvigionamento: tutte cose che non si fanno semplicemente con le armi. Senza questo approccio non c'è difesa", ha detto.
Ancora sul tema della difesa, la Meloni auspica un'Italia forte: "Non chiedete a me di lasciare questa nazione esposta, incapace di difendersi, costretta a dire sì, semplicemente perché non ha un'alternativa. Non sono la persona giusta per questo. So che la libertà ha un prezzo, e so, che se non sei capace di difenderti da solo non puoi neanche decidere, contare, affermare il tuo interesse nazionale".
Sul tema della difesa ha poi aggiunto: "Lascio volentieri ad altri quella grossolana semplificazione secondo cui aumentare la spesa in sicurezza equivale a tagliare i servizi, la scuola, le infrastrutture, la sanità o il welfare. Non è, ovviamente, così, e chi lo sostiene è perfettamente consapevole che sta ingannando i cittadini, perché maggiori risorse per la sanità, la scuola o il welfare non ci sono, attualmente, non perché spendiamo i soldi sulla difesa, ma perché centinaia di miliardi sono stati bruciati in provvedimenti che servivano solo a creare consenso facile".
L'Italia, ha annunciato la Meloni, non intende "distogliere un solo euro dai Fondi di coesione per la difesa e su questo siamo tutti d'accordo". Il presidente del Consiglio ha ricordato che gli 800 miliardi del Piano "non sono né risorse tolte da altri capi di spesa ne risorse aggiuntive europee" e che "l'Italia si è opposta a che una quota dei Fondi di coesione venisse automaticamente spostata sulla difesa ed è una battaglia che abbiamo vinto".
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, Meloni ha parlato di Mattarella e dei soldati italiani. "Con la stessa determinazione voglio dire che siamo al fianco del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ogni qual volta che viene attaccato per la sola ragione di aver ricordato chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti", ha spiegato.
E sui nostri militari: "Di fronte a proposte che rispettiamo ma non ci convincono, sempre ringraziando chi in questa fase si prende la responsabilità di fare delle proposte, sarò chiara di fronte a quest'Aula: l'invio di truppe italiane in Ucraina è un tema che non è mai stato all'ordine del giorno, così come riteniamo che l'invio di truppe europee, proposto in prima battuta da Regno Unito e Francia sia un'opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace".
Nel conflitto tra Russia e Ucraina "è lo stallo sul campo che oggi può portare ai negoziati della pace e penso si debba rivendicare con orgoglio il sostegno compatto e determinato al popolo ucraino. Dunque salutiamo positivamente questa fase e sosteniamo lo sforzo avviato dal presidente Trump", ha aggiunto parlando del conflitto tra Kiev e Mosca.
L'altro fronte di guerra è quello di Gaza, in merito al quale Giorgia Meloni si è detta preoccupata per l'interruzione del cessate il fuoco da parte di Israele: "Seguiamo con grande preoccupazione la ripresa dei combattimenti a Gaza, che mette a repentaglio gli obiettivi ai quali tutti lavoriamo, il rilascio di tutti gli ostaggi e una fine permanente delle ostilità, così come il ripristino di buna piena assistenza umanitaria nella Striscia".
Sul Medioriente, comunque, "l'Italia accoglie con favore il Piano di ricostruzione presentato al vertice del Cairo il 4 marzo dai Paesi arabi. Per poter muovere verso una sua applicazione, nella prospettiva più ampia di una pace stabile e duratura e della soluzione politica a due Stati, è però necessario che Hamas rilasci gli ostaggi e deponga le armi".
Un ulteriore punto di cui occuparsi al Consiglio Europeo sarà "il completamento dell'Unione dei mercati dei capitali, un passo decisivo e allo stesso tempo una necessità improcrastinabile per dotare l'Europa di un'infrastruttura finanziaria capace di stimolare quegli investimenti privati di cui non possiamo più fare a meno se vogliamo sostenere la competitività. Non possiamo più fingere - ha aggiunto il premier - di non vedere come ogni anno oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea finiscano in investimenti extra UE. Sono investimenti che abbiamo la possibilità, e il dovere, di intercettare".