"Essenziale la collaborazione con il Parlamento per la risoluzione dei contrasti, che negli ultimi tempi si sono spostati dal fronte economico a quello dei valori". E sull'ipotesi elezione diretta del Capo dello Stato: "Va cambiato il sistema"
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E' Giuliano Amato il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Torinese, 83 anni, professore emerito di diritto pubblico comparato, più volte ministro, ha all'attivo due mandati da presidente del Consiglio nel 1992-1993 e nel 2000-2001. Nominato da Giorgio Napolitano il 12 settembre 2013, è il giudice costituzionale con maggiore anzianità.
"Essenziale la collaborazione tra Corte costituzionale e Parlamento" - "E' un fattore essenziale la collaborazione tra la Corte costituzionale e il Parlamento - ha detto Amato nella conferenza stampa dopo la sua elezione -. In questi ultimi anni la composizione dei contrasti è diventata ancora più difficile che in passato. Prima i contrasti erano economici, ma negli ultimi anni invece i conflitti si sono spostati sui valori: libertà, sicurezza, famiglia... Sono conflitti impegnativi".
"Dai contrasti economici ai contrasti sui valori" - E ha continuato: "Sono questioni su cui la Costituzione dice chiaramente che la soluzione oggi esistente non va, ma non indica la risposta. Ed è qui che la collaborazione tra Corte e Parlamento diventa un fattore essenziale. Una volta la Corte creava il vuoto e poi aspettava l'intervento del legislatore. A volte funzionava, altre no". Tuttavia, "a volte il Parlamento ha difficoltà a risolvere. Noi indichiamo al Parlamento come intervenire, ma se non lo fa rimaniamo in questa situazione. Fatto sta che dal cognome del madre e della padre, all'ergastolo ostativo, al suicidio assistito, noi rimaniamo con le nostre soluzioni, che sono corrette ma saremmo molto più contenti se fossero seguite da un intervento del legislatore". Insomma, serve "una collaborazione più funzionale tra Corte e Parlamento ma trovare un punto di equilibrio ha la sua difficoltà".
Sulla vicenda del Quirinale, Amato ha parlato dell'ipotesi di elezione diretta del Capo dello Stato e ha spiegato che "non può essere vista come qualcosa che da sola si innesta in un sistema lasciandolo così com'è". Va insomma cambiato il sistema".