Dopo il caso Morrone, interviene il vicepremier M5s: "La questione è stata affrontata da tutti. L'opposizione che ora si scandalizza nel parlava nel 2014. Serve pluralità"
© ansa
"La questione delle correnti nella magistratura è stata affrontata da tutti. L'opposizione che ora si scandalizza, nelle linee guida del 2014 parlava della necessità di superarle". Lo dice a La Repubblica il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. "L'idea - spiega - non è quella di creare una corrente unica. Bisogna assicurare la pluralità, affinché le scelte nel Csm siano legate agli obiettivi della giustizia e non ad altri interessi".
Di Maio nega che il rapporto tra il Movimento Cinque stelle e la magistratura stia cambiando: "No. La magistratura deve fare il proprio lavoro e noi non l'abbiamo mai attaccata, ma ci siamo sempre permessi di dire che, ad esempio, i magistrati che entrano in politica non possono tornare a fare i giudici".
Sull'ordine di recuperare i fondi della Lega, Di Maio aggiunge: "La magistratura ha tutti gli strumenti per trovare quei soldi qualora ci siano. Salvini ha detto che sono stati spesi. Io non ho nessun imbarazzo perché questa storia riguarda i tempi in cui la Lega era guidata da Umberto Bossi. Perché non mi chiedete dell'inchiesta sul governatore della Basilicata Pittella? Bisogna spezzare - dice - il legame tra politica e manager della sanità. Lo abbiamo detto in campagna elettorale e lo faremo: la salute dei cittadini non sarà mai più merce di scambio".
Sull'ipotesi che nel decreto dignità vengano inseriti i voucher, Di Maio afferma: "È una scelta che farà il Parlamento, ma non sono assolutamente intenzionato a far sfruttare i nostri giovani o meno giovani con i voucher. Eravamo arrivati al punto in cui si pagavano in questo modo anche avvocati, ingegneri. Se ci sono specifici lavori che ne hanno bisogno ne discuteranno le Camere, ma devono essere limitati".
Sui contratti a termine, fa sapere: "Tutto quello che è migliorativo nei confronti dei diritti dei lavoratori va bene, quello che serve a precarizzare la loro vita no". Il taglio del cuneo fiscale, ricorda quindi, "interesserà le imprese più deboli e le eccellenze, quindi le pmi con precise mission, come il made in Italy, le nuove tecnologie. Il dibattito parlamentare potrebbe inserirlo già nel decreto dignità".