L'accordo definitivo nella maggioranza si dovrebbe siglare giovedì mattina prima della riunione del nuovo Parlamento
© Ansa
Ultime ore di trattative sulla presidenza delle Camere. L'accordo definitivo nella maggioranza si dovrebbe siglare giovedì mattina prima del voto, alla prima riunione del Parlamento per l'avvio della diciannovesima legislatura, con la presidenza del Senato a Ignazio La Russa e quella della Camera alla Lega.
Nonostante l'ottimismo dichiarato dai protagonisti ("Ottimista e tranquilla", dice Giorgia Meloni e "determinata a trovare un accordo all'altezza delle sfide che attendono l'Italia", la Lega), resta una situazione di stallo che richiede ancora lunghe trattative.
La mattinata nella maggioranza è cominciata con un colloquio tra la leader di Fdi e Salvini, accompagnato da Roberto Calderoli. Poi c'è stato il bilaterale tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi a Villa Grande. Un incontro al quale ha partecipato anche Ignazio La Russa. Tutto questo mentre al Consiglio federale, convocato alla Camera, la Lega è tornata ad alzare la posta, puntando sul Viminale e sul nome di Calderoli per il vertice di Palazzo Madama.
In assenza di un accordo complessivo, la coalizione al Senato potrebbe decidere di votare scheda bianca al primo scrutinio, per non bruciare La Russa. Il suo nome, con quello di Riccardo Molinari per la presidenza di Montecitorio (da eleggere venerdì), era inserito nell'intesa di massima per la seconda e la terza carica dello Stato che pareva definita. "Non ci sono problemi, un accordo c'è", spiegava Giovanbattista Fazzolari, che da giorni lavora al fianco di Meloni per fare in modo di chiudere rapidamente dopo l'incarico e arrivare al 24 ottobre con una squadra di governo pronta a partire.
Per gli alleati, però, prima di accettare ufficialmente quella soluzione serve un patto sulle caselle dei ministeri. Non a caso, Matteo Salvini ha convocato il Federale della Lega. Lo schema proposto da Meloni non sarebbe stato accolto da Berlusconi. E per la premier in pectore il rebus si fa sempre più intricato, con sempre meno tempo a disposizione per completare un puzzle in cui manca anche la cruciale casella dell'Economia. Fazzolari, si racconta in ambienti parlamentari della maggioranza, avrebbe avuto una telefonata con Biagio Mazzotta proponendogli la guida del Mef. Il Ragioniere generale dello Stato si sarebbe preso tempo per valutare. Restano sul tavolo poche altre soluzioni tecniche, incluso Domenico Siniscalco, e una politica: il leghista Giancarlo Giorgetti, un papabile anche per la presidenza della Camera, tanto che, secondo parlamentari del Terzo polo, avrebbe chiesto una sponda all'opposizione.
"Non ci è mai stato concretamente offerto il Mef per Giorgetti. Se lo proponessero lo prenderemmo al volo per lui", avrebbe detto Salvini ai suoi nel Federale. Se verrà chiesto alla Lega di occuparsi di temi fondamentali come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia "sappiamo come farlo e con chi farlo", ha chiarito il segretario. L'obiettivo dei leghisti è arrivare a quattro ministeri: secondo quanto filtra, non interessano Sanità e Giustizia mentre è prioritario quello per gli Affari regionali e l'Autonomia, per cui si profila uno scontro veneto tra Lorenzo Fontana e Erika Stefani, favorita. In FdI c'è anche chi non esclude che alla fine la Camera possa andare a Forza Italia e non alla Lega.