Ancora lontana la lista dei ministri. Il premier incaricato Giuseppe Conte incontra Mattarella. Salvini su Facebook dice di essere "davvero arrabbiato" e Di Maio mette il like
Alla fine dell'82.mo giorno dalle elezioni, sull'Italia torna lo spettro del ritorno alle urne. Il nodo Paolo Savona, l'uomo scelto dalla Lega e concordato con il M5s per il Tesoro si presenta come la punta di un iceberg, fatto di un'intricata tela di veti incrociati, che rischia di far cadere l'intero castello del governo. A fine giornata su Facebook Matteo Salvini dice di essere "davvero arrabbiato" e Luigi Di Maio mette il like.
In tutto questo il premier incaricato Giuseppe Conte si trova di fronte a un delicatissimo compito di negoziatore tra Lega, M5a e presidente della Repubblica. In questa triangolazione, il Movimento è quasi costretto dal suo alleato ad alzare i toni. Non a caso, in serata, fonti del M5s assicurano una piena unità d'intenti tra Di Maio, Salvini e Conte nonché un'assoluta compattezza su Savona. Eppure, è difficile pensare che il premier incaricato, nel lungo incontro pomeridiano con Mattarella, non abbia abbozzato delle soluzioni alternative a quella di Savona al Mef. E, secondo alcune fonti parlamentari, Conte avrebbe proposto di switchare Di Maio al Tesoro, cedendo alla Lega il super ministero Sviluppo Economico-Lavoro. Ma il Carroccio, su Savona non cede.
Lontano dai riflettori Di Maio e i suoi più stretti collaboratori starebbero provando a riportare Salvini a più miti consigli, magari optando per una rosa di nomi o addirittura per un cambio in corsa con un altro pezzo da novanta del Carroccio, Giancarlo Giorgetti. Tra l'attuale capogruppo del Carroccio alla Camera e il leader del suo partito, però, sembrano esserci state frizioni abbastanza forti nelle ultime ore, stando a quanto rivela una fonte parlamentare a taccuino chiuso. Il motivo dello scontro pare essere proprio il tentativo di Giorgetti di convincere Salvini a mettere da parte Savona.
E la fermezza di Salvini mette il Movimento in una certa difficoltà anche sugli altri ministeri sotto la lente del Quirinale: Esteri, Giustizia e Difesa. Tutte e tre i dicasteri sono infatti in quota M5s ma sui nomi c'è ancora tanta incertezza con il Movimento che, in maniera quasi complementare all'atteggiamento della Lega su Savona, non ha nessuna intenzione di fare concessioni. Alla Farnesina il nome più gettonato, nelle ultime ore, è quello di Luca Giansanti. Outsider resta Pasquale Salzano mentre meno gradito al M5S sarebbe il nome dell'ex montiano Enzo Moavero Milanesi. Alla Difesa in pole, al momento, resta Emanuela Trenta mentre alla Giustizia il nome di Alfonso Bonafede non sembra, secondo fonti parlamentari, graditissimo. Tutti veti incrociati che, a partire dal nodo Savona, non solo allungano i tempi del governo ma rischiano di farlo deflagrare sul nascere. Anche perché, per ora, non si intravede una terza via. Salvini, dopo aver visto Di Maio e Conte vola a Milano facendo intendere, plasticamente, che la sua volontà di negoziare su Savona è pari a zero e che, per il momento, non ha neanche voglia di tornare a sedersi al tavolo con Conte.
Per il momento Salvini si è rintanato nella sua Milano, con i figli, facendo però sapere di essere pronto a rientrare a Roma immediatamente se i veti quirinalizi dovessero cadere.