Nel programma non c'è l'uscita dall'euro, ma la rinegoziazione dei trattati a favore di Roma. Al tavolo anche l'ipotesi di un passo di lato di Luigi Di Maio e Matteo Salvini
Il contratto di governo c'è, ora manca solo il nome del presidente del Consiglio. La trattativa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini entra nella fase finale, quella decisiva, da cui dipendono gli equilibri del prossimo esecutivo a trazione M5S-Lega. "Si lavora a oltranza", affermano. A questo punto, è probabile che i due leader salgano al Colle anche prima di lunedì.
I punti fermi del contratto - Finora l'intesa è stata raggiunta, tra l'altro, su euro (niente uscita né referendum, la linea sulla moneta unica sarà decisa di volta in volta con i partner europei), reddito di cittadinanza, flat tax, taglio drastico dei costi della politica con annessa riduzione del numero dei parlamentari e obbligatorietà dei vaccini. Resta da definire la linea sulla Ue, un punto dirimente, in particolare per la Lega. Soprattutto dopo che alla diffusione delle prime bozze del programma di governo, dai mercati sono arrivati segnali negativi. Lo spread è salito sopra quota 150 e la borsa ha perso il 2,3%. Finora sia Salvini sia Di Maio mostrano tranquillità rispetto alle turbolenze della finanza internazionale, ma è chiaro a entrambi che se un esecutivo deve partire i tempi devono essere necessariamente brevi. "Il Financial Times dice che siamo barbari: io dico meglio barbari che servi. Stanno usando i soliti trucchetti, lo spread...Ma noi andiamo avanti. Non son nato per tirare a campare", ha detto Matteo Salvini.
Il nome del premier - Nella roulette di Palazzo Chigi hanno girato vorticosamente le candidature prima di Di Maio, poi di Giorgetti, a seguire del deputato 5s esperto di giustizia, Alfonso Bonafede, quello di Giulio Sapelli, successivamente di Vincenzo Conte (sussurrata all'orecchio del Colle come ipotesi nell'ultimo giro di consultazioni), del questore anziano della Camera, Riccardo Fraccaro, infine di Matteo Salvini e dell'ex direttore di Sky tg24 e oggi parlamentare pentastellato, Emilio Carelli. Tra le tante ipotesi al vaglio quella più accreditata sembra essere quella del premier "neutrale", con un passa di lato di Di Maio e Salvini per fare spazio a un terzo nome, politico, gradito a entrambi gli azionisti del nuovo esecutivo. In questo caso i due leader di M5s e Lega entrerebbero nella partita per dare un valore politico alto alla squadra. Su quale sarà la scelta finale, inciderà anche il compromesso che capo politico e segretario federale adotteranno su alcuni temi rimasti ancora aperti del "contratto".
I due leader di Movimento 5 stelle e Lega potrebbero non entrare nel governo - Facendo eco alle parole di Matteo Salvini, che ha parlato di un possibile "passo di lato", anche il leader del M5s, Luigi Di Maio, ha spiegato ai cronisti il suo punto di vista sull'argomento. "Io mi auguro che ci siamo, sarebbe un modo anche per metterci alla prova, ma se per arrivare a far partire un governo è utile che il segretario della Lega e il capo politico del Movimento 5 stelle stiano fuori staremo fuori".
Il Quirinale attende il testo definitivo - "E' chiaro che il presidente della Repubblica non guarda bozze ma testi definiti, frutto della responsabilità dei partiti che concludono accordi di governo": è quanto affermano al Colle in risposta a chi chiede se il presidente abbia ricevuto la bozza di programma M5S-Lega.