Torna alta la tensione tra 5 Stelle e Dem dopo le parole del capo politico pentastellato. Conte non si accontenta di una "fusione a freddo". Durante le consultazioni, Berlusconi ribadisce il suo "no" all'accordo giallorosso. Salvini e Meloni disertano
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Va avanti a colpi di ultimatum e accuse incrociate la trattativa tra Pd e M5s per la formazione di un nuovo governo. Sono ancora una volta le parole di Luigi Di Maio ad accendere il confronto, mentre Giuseppe Conte continua incessante il tentativo di mediazione. "Se entreranno i punti M5s nel programma di governo si parte, altrimenti meglio il voto", ha detto Di Maio. Ma Nicola Zingaretti respinge l'aut-aut: "E' un ultimatum inaccettabile".
Il film della giornata è lungo e ricco di colpi di scena. Il premier incaricato incontra nella Sala dei Busti di Montecitorio i partiti maggiori. Nemmeno si presentano Matteo Salvini e Giorgia Meloni (delegano capigruppo ed ex sottosegretari), che da giorni attaccano contro la "manovra di palazzo per conservare le poltrone". Incontra Conte Silvio Berlusconi, che però ribadisce il suo "no" a quella che definisce "un'operazione politica fragile e inadatta per risolvere i problemi del Paese".
Le richieste di Zingaretti - E' però dopo l'incontro con Nicola Zingaretti, prima, e Luigi Di Maio, poi, che il barometro della futura alleanza volge di nuovo a tempesta. Continua a insistere sulla necessità di "una svolta e di una nuova stagione politica" il segretario Pd. Chiede poi il taglio delle tasse per i redditi medio bassi; investimenti per lavoro, scuola, ambiente e sanità; una svolta sui decreti sicurezza che comprenda "almeno" il recepimento delle indicazioni arrivate dal Capo dello Stato.
I venti punti di Di Maio - Usa il condizionale Luigi Di Maio per parlare del Conte bis che "potrebbe" vedere la luce. "O siamo d'accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti", esordisce. "Se verranno accolti bene, altrimenti meglio andare al voto e, aggiungo, anche presto". Il leader M5s consegna a Conte un documento in venti punti. Tra questi la revoca delle concessioni ad Autostrade e il mantenimento della "ratio e le linee di principio" del decreto Sicurezza, pur "tenendo in considerazione le autorevoli osservazioni" del presidente della Repubblica.
La linea del Nazareno - I toni restano duri. Troppo, per i dem. La linea del Nazareno la enuncia il vicesegratario Andrea Orlando: "Incomprensibile la conferenza stampa di Luigi Di Maio. Ha cambiato idea? Lo dica con chiarezza", twitta a stretto giro di posta. Spedisce al mittente gli aut-aut anche l'ala renziana: "Noi vogliamo evitare recessione e aumento dell'Iva. Ma proprio per questo gli ultimatum e le minacce di Di Maio sono irricevibili", osserva Maria Elena Boschi.
L'ora più difficile - Dopo le parole del leader pentastellato anche lo spread risale, sforando quota 170 punti. Zingaretti annulla un incontro fissato alle 15 con Luigi Di Maio, a pochi minuti dal faccia a faccia, accusandolo di aver "rimesso in discussione" gli accordi programmatici di questi giorni. "Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo governo all'Italia, per una svolta europeista, sociale e verde. Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte", cinguetta a sua volta.
L'intervento di Conte - Mentre il braccio di ferro va avanti, Conte lascia i Palazzi per partecipare, nella Basilica di San Pietro, ai funerali del cardinale Achille Silvestrini. Il premier incaricato incontra per un breve saluto Papa Francesco, poi torna al quartier generale e "sblocca" l'impasse. Incontra a palazzo Chigi una delegazione del Movimento 5 Stelle, composta da Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli e una delegazione del Pd composta da Dario Franceschini e Andrea Orlando. I Dem chiedono un chiarimento sulle parole di Di Maio, come "precondizione" per proseguire il percorso comune. Il premier incaricato media. Traccia un percorso di lavoro per arrivare a un programma condiviso. Il clima viene definito "disteso": "La volontà di andare avanti c'è".
Le prossime tappe - "Non è un problema di toni. Ciò che importa sono i temi, e ci sono temi su cui lavorare insieme", assicura D'Uva. Domani alle 9:30 si terrà uno nuovo incontro sul programma. Al tavolo, dopo che i "pezzi da 90" Orlando e Franceschini hanno aperto la strada, siederanno De Micheli e Martella. Lunedì il premier incaricato continuerà le consultazioni incontrando una delegazione di rappresentanti delle popolazioni terremotate e una delegazione di rappresentanti delle associazioni dei disabili. Si allungano, insomma, i tempi per un suo ritorno al Quirinale. Bisognerà aspettare fino a mercoledì, scommettono i bookmaker.