"ADESSO CAMBIAMO LA VITA DEGLI ITALIANI"

Governo, dopo il Senato Conte incassa la fiducia anche della Camera

Seduta aspra e tesa, con Partito Democratico e Forza Italia all'attacco. Alla fine i sì sono 350, 4 in più di quelli previsti

06 Giu 2018 - 23:12
 © ansa

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Dopo il Senato arriva il via libera anche della Camera. Il governo guidato da Giuseppe Conte incassa la definitiva fiducia. "Da oggi pronti a lavorare per migliorare la qualità della vita degli italiani" ha twittato il premier dopo il voto positivo. L'Aula di Montecitorio approva l'esecutivo gialloverde con un'ampia maggioranza, 350 sì, (4 in più rispetto alle previsioni della vigilia) 236 contrari e 35 astenuti.

La fiducia è arrivata al termine di una seduta surriscaldata da una forte tensione, in particolare con il Pd. Durissimo il capogruppo dem Graziano Delrio: "Tutti i grandi dittatori lo fanno in nome del popolo. Parlo della storia e non di voi", urla in Aula. "Non è qui per concederci il privilegio di vederla osservare la Costituzione. Ha il dovere di rispettarla. Il nostro augurio è che non faccia il pupazzo dei partiti". Ma dura è stata anche la capogruppo di Forza Italia, Maria Stella Gelmini, secondo cui "Salvini è stato forse un abile leader della Lega, ma non un leader unificante del centrodestra come Silvio Berlusconi". Il capo politico M5s Luigi Di Maio parla invece della nascita "della Terza Repubblica", mentre il segretario leghista, Matteo Salvini, non aspetta l'esito del voto, per volare a Brindisi dove tiene una iniziativa elettorale.

Nella sua lunga replica, circa un'ora, Conte tocca quasi tutti i punti del suo programma, dall'Europa al fisco, dalla giustizia all'immigrazione, dalle banche alla crescita. Malgrado questo esecutivo venga definito appunto il "governo del cambiamento", Conte assicura che non intende cancellare tutto il lavoro compiuto nel recente passato. "Noi, nell'immigrazione come nella scuola non arriviamo qui per stravolgere ciò che di buono è stato fatto", promette pacato. In apertura rivolge un saluto al capo dello Stato. "Nell'ambito delle sue prerogative costituzionali - esordisce Conte - ha presieduto all'attività di formazione di questo governo, gli sono doverosamente grato per tutto quanto ha fatto sin qui. Una delle cose che più mi ha addolorato è stato quando c'è stato un attacco alla memoria di un suo congiunto, è stata una cosa che mi è davvero dispiaciuta". Conte non fa il nome di Piersanti Mattarella, mancanza che poi verrà rimarcata polemicamente sempre da Delrio.

Il premier si difende dalla critica di aver dimenticato l'ambiente: "La green economy per noi - assicura - non è solo uno slogan, ma il futuro per i nostri figli". Quindi annuncia che sicuramente ci sarà una revisione dei provvedimenti sul credito cooperativo e le banche popolari. "Credo sia opportuno - osserva tra gli applausi - distinguere fra banche che erogano credito e soprattutto caratterizzate a livello territoriale e banche di investimento votate più alla speculazione".

Tema particolarmente caldo è quello della giustizia. Conte boccia come "manichea" la divisione tra "giustizialisti e garantisti", annunciando comunque interventi nel settore, nel "rispetto della Costituzione", lamentando che oggi "chi ha i soldi, chi può permettersi buone difese riesce a difendere meglio le proprie ragioni". Qui incappa in un piccolo lapsus parlando di "presunzione di colpevolezza" e non d'innocenza.

Promette di "voler promuovere una crescita sociale e economica, nel rispetto del principio di discesa progressiva del debito". Quindi di avere la "fermezza necessaria per essere ascoltati nei negoziati nei tavoli europei". La situazione gli sfugge di mano solo quando, rivolto ai deputati, osserva che "ciascuno ha il suo conflitto di interesse o pensa di avere il proprio conflitto". Immediata la bagarre, con urla e improperi. Dopo qualche momento di confusione, riprende la parola per riportare la calma. "Sono stato frainteso, non sto accusando nessuno ma dico che è negli interstizi della società a qualsiasi livello". Infine ribadisce che punta a digitalizzare la Pubblica amministrazione per deburocratizzare ogni adempimento da parte di cittadini e delle imprese.

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