La decisione è stata presa dopo un lungo dibattito in Cdm, senza votazione. La Lega difende Siri, ma ribadisce la fiducia in Conte
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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso la revoca del sottosegretario leghista Armando Siri, indagato dalla procura di Roma per corruzione. Il decreto di revoca è stato adottato dal premier, sentito il Cdm che ha a lungo dibattuto. Conte ora chiederà la sottoscrizione della revoca al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Andiamo avanti con la fiducia dei cittadini", ha affermato il premier.
La Lega ha definito "civile e pacata" la discussione in Cdm. I ministri Giulia Bongiorno e Matteo Salvini sono intervenuti per ribadire "fiducia nel premier ma anche difesa di Armando Siri, innocente fino a prova contraria". Nel corso della riunione, durata circa due ore, anche il resto della squadra di governo ha ribadito la fiducia nei confronti del numero uno di Palazzo Chigi.
Non c'è stata alcuna votazione in Consiglio dei ministri sulla proposta di revoca avanzata da Giuseppe Conte. Il voto non era necessario per la revoca, che è disposta dal premier, sentito il parere del Cdm. Sia il presidente del Consiglio sia il suo vice Luigi Di Maio avevano nei giorni scorsi espresso la loro contrarietà a procedere a una votazione che avrebbe di fatto certificato la spaccatura nel governo sulla vicenda.
La difesa: "Mai ricevuto denaro da nessuno" - Il senatore Siri "ha ribadito con fermezza di non aver mai ricevuto, né da Paolo Franco Arata né da chiunque altro, promesse di pagamento o dazioni di denaro, che avrebbe rifiutato con sdegno", ha ribadito l'avvocato Fabio Pinelli, difensore dell'esponente della Lega.
Di Maio: "Segnale di discontinuità col passato" - "In una giornata in cui l'Italia è scossa da inchieste su temi che riguardano la cosa pubblica, per me è altrettanto importante che il governo oggi abbia dato un segnale di discontinuità rispetto al passato", ha commentato Luigi Di Maio. "Grazie a quello che abbiamo proposto come M5s, il Cdm ha deciso di avviare la procedura di revoca dell'incarico ad Armando Siri perché quando si parla di inchiesta di corruzione e mafia la politica deve agire prima della giustizia", ha aggiunto. Il vicepremier ha poi sottolineato che la decisione è stata presa "non perché Siri sia colpevole, ma semplicemente perché quando si parla in una inchiesta di corruzione e mafia e ci sono condotte inaccettabili per un governo del cambiamento, la politica deve agire prima dei giudici e dei magistrati".
Salvini: "La Raggi indagata da anni è al suo posto" - Sulla vicenda è tornato a parlare anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: "Prendo atto del fatto che la Raggi è indagata da anni ed è al suo posto. I nostri candidati sono specchiati. Se ci sono colpe di serie A e colpe di serie B, presunti colpevoli di serie A e di serie B. A casa mia se uno vale uno, inchiesta vale inchiesta. Noi non abbiamo alcun problema, la questione morale riguarda altri. Mi dispiace che qualcuno si stia sporcando la bocca su Attilio Fontana".
Interlocuzione Chigi-Colle sul testo del decreto di revoca - Intanto un'interlocuzione è in corso tra gli uffici del Quirinale e quelli di Palazzo Chigi sulla stesura del testo del decreto sulla revoca di Siri. A quanto si apprende da fonti parlamentari, la stesura di Palazzo Chigi differiva dai casi precedenti. Gli uffici legislativi sono al lavoro per trovare una formulazione consona. Quindi l'interlocuzione tra Chigi e Quirinale affronterebbe un problema formale e non sostanziale.