INCHIESTA DI FIRENZE

Grandi Opere, Lupi "non pensa a lasciare"M5S e Sel presentano mozione di sfiducia

Gelo da parte del premier Matteo Renzi che non ha sentito il ministro delle Infrastrutture, finito nell'occhio del ciclone per i suoi rapporti con Ercole Incalza

17 Mar 2015 - 19:27
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L'inchiesta sulle Grandi opere della Procura di Firenze cade come una tegola su Matteo Renzi. I nuovi arresti preoccupano il governo che prende le distanze dal ministro Maurizio Lupi, finito nelle intercettazioni per i suoi rapporti con Incalza. Intanto i gruppi di M5S e Sel della Camera hanno depositato una mozione congiunta di sfiducia nei riguardi del ministro. Nonostante le pressione da più parti, Lupi non starebbe valutando le dimissioni.

Grandi Opere, Lupi "non pensa a lasciare"M5S e Sel presentano mozione di sfiducia

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Delrio: "Valuteremo i fatti" - "Lupi non è indagato, i fatti non sono tutti a nostra conoscenza - ha detto infatti il sottosegretario Graziano Delrio-. E' chiaro che ci sono valutazioni politiche che si faranno ma ci vuole un po' più di contezza delle carte. Poi c'è una decisione che spetta al singolo e credo che sia in corso una valutazione da parte del ministro".

Renzi gelido - L'Italia è da sempre nel mirino dell'Ue e delle istituzioni internazionali per il giro d'affari della corruzione che soffoca anche l'economia. Per questo la nuova inchiesta infastidisce il presidente del Consiglio, impegnato a dimostrare che il governo sta investendo le sue energie nelle riforme e che, anche sfruttando la congiuntura economica favorevole, il Paese sta cominciando lentamente a uscire dal tunnel.

Renzi non ha avuto alcun contatto con il ministro Maurizio Lupi. Sta a lui, spiegano fonti governative, chiarire la situazione e dimostrare di non avere nulla da nascondere. E sia chiaro, si precisa da Palazzo Chigi, che Ercole Incalza era attualmente un consulente esterno del ministero delle Infrastrutture e non un dirigente governativo. "Serve chiarezza, in gioco sono l'immagine e la credibilità del nostro Paese", incalzano i renziani che, per voce del capogruppo in commissione Giustizia Walter Verini, chiedono di riferire "presto" in Parlamento.

La legge Severino non si tocca - In attesa che la magistratura spieghi i confini dell'inchiesta, Renzi vuole mandare segnali politici chiari. Per questo la "riflessione" per un "tagliando" sulla legge Severino, ipotizzata lunedì proprio da Cantone, viene derubricata a opinione personale. "La Severino non si tocca almeno fino alla sentenza della Consulta" spiegano fonti di maggioranza, che non vogliono alimentare l'idea di cedimenti a maggior ragione visto che una modifica sull'abuso di ufficio potrebbe avvantaggiare il candidato Pd alla Campania Vincenzo De Luca.

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