Grandi Opere, Lupi "non pensa a lasciare"M5S e Sel presentano mozione di sfiducia
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Gelo da parte del premier Matteo Renzi che non ha sentito il ministro delle Infrastrutture, finito nell'occhio del ciclone per i suoi rapporti con Ercole Incalza
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L'inchiesta sulle Grandi opere della Procura di Firenze cade come una tegola su Matteo Renzi. I nuovi arresti preoccupano il governo che prende le distanze dal ministro Maurizio Lupi, finito nelle intercettazioni per i suoi rapporti con Incalza. Intanto i gruppi di M5S e Sel della Camera hanno depositato una mozione congiunta di sfiducia nei riguardi del ministro. Nonostante le pressione da più parti, Lupi non starebbe valutando le dimissioni.
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Delrio: "Valuteremo i fatti" - "Lupi non è indagato, i fatti non sono tutti a nostra conoscenza - ha detto infatti il sottosegretario Graziano Delrio-. E' chiaro che ci sono valutazioni politiche che si faranno ma ci vuole un po' più di contezza delle carte. Poi c'è una decisione che spetta al singolo e credo che sia in corso una valutazione da parte del ministro".
Renzi gelido - L'Italia è da sempre nel mirino dell'Ue e delle istituzioni internazionali per il giro d'affari della corruzione che soffoca anche l'economia. Per questo la nuova inchiesta infastidisce il presidente del Consiglio, impegnato a dimostrare che il governo sta investendo le sue energie nelle riforme e che, anche sfruttando la congiuntura economica favorevole, il Paese sta cominciando lentamente a uscire dal tunnel.
Renzi non ha avuto alcun contatto con il ministro Maurizio Lupi. Sta a lui, spiegano fonti governative, chiarire la situazione e dimostrare di non avere nulla da nascondere. E sia chiaro, si precisa da Palazzo Chigi, che Ercole Incalza era attualmente un consulente esterno del ministero delle Infrastrutture e non un dirigente governativo. "Serve chiarezza, in gioco sono l'immagine e la credibilità del nostro Paese", incalzano i renziani che, per voce del capogruppo in commissione Giustizia Walter Verini, chiedono di riferire "presto" in Parlamento.
La legge Severino non si tocca - In attesa che la magistratura spieghi i confini dell'inchiesta, Renzi vuole mandare segnali politici chiari. Per questo la "riflessione" per un "tagliando" sulla legge Severino, ipotizzata lunedì proprio da Cantone, viene derubricata a opinione personale. "La Severino non si tocca almeno fino alla sentenza della Consulta" spiegano fonti di maggioranza, che non vogliono alimentare l'idea di cedimenti a maggior ragione visto che una modifica sull'abuso di ufficio potrebbe avvantaggiare il candidato Pd alla Campania Vincenzo De Luca.