Troppe norme e troppa corruzione secondo gli amministratori pubblici intervistati da Noto Sondaggi per conto di Asmel
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Per far ripartire la crescita è indispensabile tagliare la burocrazia. Lo affermano molti amministratori pubblici, secondo i quali troppe norme sono un freno all'economia, una causa di aumento della spesa pubblica e un incentivo alla corruzione.
E' questa l'opinione dell'80% degli amministratori pubblici intervistati da Noto Sondaggi in un campione di Comuni, rappresentativo dei 7.972 municipi italiani e commissionato da Asmel, l’Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali, che riunisce oltre 2.300 Comuni in tutta Italia.
Si aspettava anche Carlo Cottarelli ... - I risultati dello studio sono stati presentati a Napoli al Forum degli enti Locali di Asmel, davanti a oltre 400 amministratori locali. Era atteso anche il direttore dell’Osservatorio spesa pubblica dell’Università Cattolica Carlo Cottarelli, chiamato però al Quirinale per formare il governo tecnico.
I lacci delle mille normative - “La rivolta di tanti sindaci e funzionari pubblici contro la burocratite amministrativa suona oggi come un’indicazione chiara anche per il governo e per l’importante lavoro che attende Mister Spending Review, Carlo Cottarelli, nel suo delicato ruolo di presidente del Consiglio - ha detto il segretario generale di Asmel, Francesco Pinto -: non basta tagliare solo la spesa pubblica ma serve eliminare anche e soprattutto i mille lacci e lacciuoli dell’iperegolamentazione che imbrigliano l’azione amministrativa”.
Secondo il sondaggio l’86% degli amministratori locali ritiene che "spesso gli uffici comunali lavorano più per adempiere a mille prescrizioni che per funzionare”.
"Da rivedere anche l'Anticorruzione" - Il dato più significativo dell'analisi è che “la pretesa di regolamentare ogni dettaglio frena l’efficienza della pubblica amministrazione”, come ritiene l’82% del campione di intervistati. Per lo stesso campione va rivista anche l’azione di Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, che “non è riuscita ancora a centrare la missione di ridurre i controlli formali che comportano appesantimenti procedurali e aumentano i costi”. Sottolineata anche la "burocratite" dell’azione di Consip , che “spesso rende difficile, se non impossibile, conseguire effettivi risparmi di spesa” per l’86% degli intervistati, i quali contemporaneamente si dicono abbastanza o molto d’accordo (73%) con i risultati di un’indagine Anac che ha definito virtuosi e abili i Comuni che hanno agito in deroga agli obblighi Consip, ottenendo condizioni migliori.
“L’indagine curata da Noto Sondaggi - sottolinea il presidente di Asmel, Giovanni Caggiano - dà voce a un sentimento diffuso tra operatori e amministratori locali quotidianamente impegnati sul territorio a dare risposte ai cittadini e, nel contempo, subissati da obblighi e prescrizioni formalistiche calate dall’alto”.
Gli amministratori locali sono pesantemente critici anche nei confronti del nuovo Codice degli appalti che, varato all’insegna della semplificazione, a due anni dall’entrata in vigore è ancora incompleto perché mancano ben 38 provvedimenti attuativi sui 66 previsti. L’80% del campione sostiene che "il nuovo Codice, anziché semplificare, ha prodotto una proliferazione di norme, generando confusione e deresponsabilizzazione, con conseguente freno a investimenti e servizi pubblici”. “Abbiamo verificato - afferma Pinto - che il totale delle parole contenute nel nuovo Codice e nei 28 provvedimenti già approvati rappresenta il 143% di quelle contenute nel vecchio Codice e nelle relative norme attuative. Di questo passo, ad opera ultimata, esse rappresenteranno il 250% di quelle precedenti: esattamente il contrario della semplificazione annunciata”.