Si tratta dell'ultimo intervento (dopo quelli di Berlusconi nel 2006 e della Fornero nel 2012) per sostenere la maternità: in Italia dal 2008 il numero di bambini nati ogni anno continua a calare
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Tre miliardi di euro nell'arco dei primi tre anni di introduzione e successivamente 1,5 miliardi per ogni anno successivo. tanto costerà alle casse dello Stato il bonus-bebè da 80 euro annunciato dal premier, Matteo Renzi, che verrebbe assegnato sotto i 90.000 euro di reddito.
Il conto (che non considera però le limitazioni di reddito) è presto fatto: nel 2013 sono nati 514mila bambini (il minimo storico, sostenuto dal 20% di nascite da madri straniere) e se questi dati venissero confermati lo Stato, per versare 80 euro per 12 mesi a ogni mamma, dovrebbe far fronte ad un'uscita di circa 493 milioni di euro per il 2015. Che diventerebbero il doppio il secondo anno (ai bambini nati nel 2015 si sommeranno quelli nati nel 2016) e il triplo il terzo, per un totale di 1,5 miliardi. Che si stabilizzerebbe poi dal 2018, con un'uscita costante di 1,5 miliardi, visto che da quell'anno non si verseranno più i 500 milioni ai nati nel 2015.
Quella annunciata da Renzi è l'ultima iniziativa in ordine temporale a favore delle mamme, con l'obiettivo di dar loro un sostegno economico ma anche di fornire una sorta di incentivo alla maternità, in un Paese che dal 2008 fa segnare un andamento decrescente delle nascite.
Il primo a intervenire sul tema fu Silvio Berlusconi, con la Finanziaria del 2006. "Caro..., felicitazioni per il tuo arrivo! Lo sai che la nuova legge finanziaria ti assegna un bonus di 1.000 euro? I tuoi genitori potranno riscuoterlo presso...": così iniziava la lettera che l'allora premier inviava ai nascituri, dopo l'introduzione di un bonus di quell'ammontare per ogni figlio nato o adottato nel 2005 o per ogni secondo o ulteriore figlio nato o adottato nel 2006. Un bonus che provocò numerose polemiche, soprattutto dopo che nel 2011 il Tesoro emise una nota con cui chiedeva a circa 8mila famiglie la restituzione dei 1.000 euro. E ricordando che il bonus riguardava chi risiedeva in Italia con cittadinanza comunitaria, con un reddito del nucleo familiare non superiore a 50mila euro.
Nel 2012, la riforma Fornero tornò sull'argomento, erogando 20 milioni di euro per venire incontro alle esigenze delle mamme lavoratrici che non intendono usare il congedo parentale dopo quello obbligatorio. In questo periodo le madri che rientrano al lavoro possono ottenere un contributo da 300 euro per 6 mesi, sotto forma di voucher dell'Inps, da spendere per servizi di baby sitter o per l'iscrizione del figlio ad un asilo accreditato.