VIA DALL'ITALIA

Il Veneto dice sì all'indipendenza

Al referendum oltre due milioni di voti on line a favore del sì. Leader secessioni: "E' decaduta la sovranità italiana sul territorio veneto"

21 Mar 2014 - 22:42
 © ansa

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Il Veneto dice "sì" all'indipendenza. Il referendum on line ha visto 2 milioni 360mila 235 voti. I sì sono stati 2 milioni 102mila 969, pari all'89%, i no 257.276 (10,9%). la consultazione è promossa dal movimento venetista "Plebiscito.eu", il cui leader Gianluca Busato ha proclamato la nascita della "Repubblica veneta", decretando come "decaduta la sovranità italiana sul popolo e sul territorio veneto".

I "Serenissimi" ci avevano provato assaltando Piazza San Marco. Ora i venetisti di 'Plebiscito.eu' ritentano con il web e un click di mouse: oltre due milioni di sì per il Veneto indipendente dall'Italia, restaurando in sostanza la Repubblica dei Dogi strappata illegalmente da Napoleone.

Ci credono sul serio alla separazione di Venezia da Roma gli indipendentisti guidati da Gianluca Busato, un ex leghista che ha attraversato negli anni tutti i movimenti venetisti, ottenendo sempre scarsi risultati elettorali quando si e' candidato. La proclamazione "dell'indipendenza" è arrivata a Treviso, dove i promotori di 'Plebisicito.eu' hanno riepilogato i dati del referendum partito domenica 16 marzo e conclusosi venerdì. I voti conteggiati sono stati due milioni 360.235, pari al 73,2% degli aventi diritto al voto in veneto; i si' all'indipendenza due milioni 102.969, pari all'89% dei votanti, i no 257.276 (10,9%). L'organizzazione ha fornito anche il dato dei voti ritenuti non validi, 6.615 (0,29%).

Un plebiscito, appunto, com'era immaginabile seguendo giorno dopo giorno la crescita esponenziale di 'votanti' comunicata dal gruppo venetista. "E' la primavera veneta", ha affermato Busato, sostenendo che quella per l'autodeterminazione del popolo veneto "è' una battaglia di civiltà".

Festa in piazza a Treviso - Numeri accolti con urla di giubilo e cori di 'liberta', liberta'!' in Piazza dei Signori, dove si sono radunate 4-500 persone con bandiere di San Marco, tanto entusiasmo secessionista e qualche 'reduce', come il fondatore della prima Liga Veneta, Franco Rocchetta. Dal palco interventi in dialetto veneto, nessuna presenza di politici di spicco.

E' stata una consultazione virtuale in tutti in sensi perché fatta soprattutto attraverso la rete, oltre che con schede raccolte nei gazebo, e 'voti' telefonici, e perché, Costituzione alla mano, non ha alcun valore formale, men che meno istituzionale. L'art. 5 della Carta, infatti, sancisce che la Repubblica italiana "è una e indivisibile".

Costituzione: "Italia indivisibile" - Una proposta di referendum per il Veneto indipendente esiste in realtà anche in Consiglio regionale Veneto, ferma in prima commissione, dopo che già un comitato di giuristi aveva spiegato che la 'via legale' alla separazione dall'Italia non esiste. La spinta politica di questa nuova iniziativa venetista potrebbe farla arrivare fino in aula. Lo 'strappo', pero', sarebbe pericoloso: lo Stato non potrebbe che impugnare davanti alla Consulta un referendum formale di indipendenza; lo stesso Consiglio regionale veneto potrebbe essere commissariato.

Tuttavia la provocazione degli esponenti di 'Plebiscito.eu' - molti dei quali provenienti da esperienze precedenti come 'Veneto Stato' o il 'Partito nasional Veneto' - è ormai in campo, ed è legittima, dato che la Costituzione garantisce la "libera manifestazione di pensiero". Ha suggestionato perfino i media internazionali, dalla Bbc alle Tv di stato russe, che hanno lanciato un improbabile parallelo con il referendum svoltosi in Crimea per l'annessione a Mosca.

La partita della richiesta di autonomia dell'area cerniera del Nordest - che come ricorda il governatore Luca Zaia lascia a Roma ogni anno 21 miliardi di tasse che non 'rientrano' - torna quindi nell'agenda della politica. In Italia, perché in Europa, dove si è tentato invano di agganciare il referendum Veneto a quello dei popoli di Scozia e Catalogna, agli indipendentisti hanno già detto un chiaro no alla richiesta di 'tutelare il diritto all'autodeterminazione' dei veneti. La palla passa nelle mani del governatore leghista Luca Zaia, per il quale il motore dell'indipendentismo non sono le segreterie di partito, ma "il popolo, che va rispettato".

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