L'europarlamentare risponde all'accusa di aver occupato un appartamento a Milano e accusa l'Aler: "90 mila euro di credito? Vogliono solo fare cassa"
Ilaria Salis © Afp
"Sì, lo confesso! Sono stata una militante del movimento di lotta per la casa che negli anni ha dato battaglia sul tema del diritto all'abitare, a Milano e in tutta Italia": inizia così il post pubblicato sui social da Ilaria Salis nel quale la neo eurodeputata di Avs tratta il tema della casa e delle occupazioni abusive, rivendicando "con grande orgoglio di aver fatto parte di questo movimento e di continuare a sostenerlo!"
Nel lungo post, Salis tratta anche il tema del credito rivendicato da Aler nei suoi confronti. "Voglio anche fare chiarezza sulla mia situazione - spiega - Come è stato ampiamente sbandierato sui media di destra, Aler reclama un credito di 90.000 euro nei miei confronti come "indennità" per la presunta occupazione di una casa in via Giosuè Borsi a Milano, basandosi esclusivamente sul fatto che nel 2008 sono stata trovata al suo interno. Sebbene - prosegue - nei successivi sedici anni (!) non siano mai stati svolti ulteriori controlli per verificare la mia permanenza, né sia mai stato avviato alcun procedimento civile o penale a mio carico rispetto a quella casa, Aler contabilizza tale credito e non si fa scrupolo a renderlo pubblico tramite la stampa il giorno prima delle elezioni".
Per Ilaria Salis, "un gran numero di individui e famiglie, spesso prive dei mezzi necessari per reagire adeguatamente, sono tormentate da richieste infondate di questo genere. Il totale dei crediti contabilizzati da Aler ammonta infatti a oltre 176 milioni di euro! La pratica di richiedere esose "indennità di occupazione" agli inquilini, basata su presupposti a dir poco incerti, è una strategia utilizzata sistematicamente per spaventare gli occupanti e tentare di fare cassa".
"Se qualcuno pensava di fare chissà quale scoop scavando nel mio passato - prosegue Ilaria Salis - è solo perché è sideralmente lontano dalla realtà sociale di tale movimento, che si compone di decine di migliaia di abitanti delle case popolari e attivisti, i quali, per aver affermato il semplice principio di avere un tetto sulla testa, sono incappati in qualche denuncia". "Sarebbe auspicabile che l'informazione, piuttosto che gettare fango sul mio conto, si dedicasse al contesto di grave povertà e precarietà abitativa nel quale si ritrovano ampie fasce di popolazione", il suo auspicio, ricordando che "dare una risposta concreta al bisogno dell'abitare significa non solo trovare qui e ora una soluzione, benché precaria e provvisoria, a una questione lasciata irrisolta dalla politica istituzionale, ma anche indicare una prospettiva politica di trasformazione delle condizioni materiali di vita nel segno della giustizia sociale".
A Milano, "molte, troppe persone non vedono garantito il proprio diritto all'abitare e non hanno alternative dignitose se non occupare, in una della città con gli affitti più cari, ricordiamolo sempre", e l'Aler, cioè "l'ente che dovrebbe tutelare questo diritto, sembra essere più interessato a criminalizzare il movimento di lotta per la casa e gli inquilini piuttosto che a trovare soluzioni concrete". "Nei prossimi giorni - conclude - condividerò alcuni dati e spunti di riflessione sulla questione abitativa a Milano e in Italia".